In questo articolo illustriamo l’argomento del cervello in una vasca. Prima di leggerlo, per avere un quadro più generale, ti consigliamo di leggere gli articoli su test di Turing e sulla stanza cinese di Searle.
Il dubbio cartesiano
Prima di introdurre l’argomento principale del tema, sarà opportuno dire qualcosa a proposito di un altro argomento: il dubbio cartesiano. Il dubbio cartesiano è, sotto certi punti di vista, l’antenato di quello del cervello in una vasca.
Il filosofo francese René Descartes, proponendosi di pervenire ad un fondamento certo delle nostre conoscenze, immaginò l’esistenza di un genio maligno. Tale genio maligno inganna continuamente le nostre credenze, rendendo ogni nostra percezione e indagine sul mondo vane.
Assumere questo punto di vista radicale, fu l’ipotesi alla base della quale il filosofo francese potette sviluppare il noto argomento del cogito ergo sum.
In questa sede non ci interessa approfondire la riflessione cartesiana, ma solo mostrare il filo di continuità con l’argomento principale di questo articolo.
Il cervello in una vasca
L’argomento del cervello in una vasca fu elaborato dal filosofo statunitense Hilary Putnam e presentato nel 1981 nel libro Reason, Truth, and History . Il libro fu poi ripubblicato con il titolo Brain in a Vat nel 1999.
Putnam immagina un cervello posizionato in una vasca e collegato ad un potentissimo calcolatore. Il calcolatore ha accesso e gestisce una fabbrica chimica automatizzata che produce i nutrienti per il cervello. La funzione svolta da questo calcolatore – simile al genio maligno cartesiano – non è soltanto quella di nutrire il cervello, ma anche quella di simulare un’intera realtà per il cervello.
In altre parole, se il cervello decide di alzare un mano, non avendo la mano, il computer simula l’alzata di mano, e il sistema neurologico “vede” la mano. Così anche tutte le altre percezioni e conoscenze del mondo vengono simulate.
Il film Matrix ha ripreso, in buona sostanza, l’argomento di Putnam. Nel film le macchine mantengono gli esseri umani in vasche in cui le loro menti sono collegate ad una simulazione.
L’argomento del filosofo statunitense ha poi delle conseguenze sul piano della filosofia del linguaggio. Noi non presenteremo queste conseguenze: ci interessa soltanto illustrare il legame tra questo argomento e l’intelligenza artificiale.
L’argomento di Putnam e il dibattito sull’intelligenza artificiale
Abbiamo precedentemente scritto di intelligenza artificiale forte. Una IA forte non si limita a simulare la mente umana, ma è identica alla mente umana. Ammettiamo quindi che quel cervello nella vasca sia in realtà una intelligenza artificiale. Dall’altro lato abbiamo un intelletto umano, calato nella “vera” realtà.
I sostenitori della IA forte sosterrebbe quindi che le funzioni del cervello artificiale e di quello umano siano sostanzialmente identici. I detrattori invece sosterrebbero che il modo umano di esperire sensazioni, come ad esempio sentire il profumo di una rosa sia un unicum. Noi non possiamo conoscere la rappresentazione del mondo di un’ape, poiché non siamo api. Allo stesso modo esisterebbe uno iato incolmabile nella differenza qualitativa tra una mente umana e una artificiale.
Antropocentrismo e IA razionale
Le questioni che abbiamo presentato sono certamente oggetto di acceso dibattito. Tuttavia, quando parliamo di IA forte o debole, è chiaro che queste posizioni sono viziate da un certo antropocentrismo. Si considera “intelligenza” solo quella umana. Un buon punto di partenza per superare o migliorare il dibattito è arrivare ad un concetto di intelligenza quanto più neutro. Gli esseri umani, del resto, non sono gli unici detentori dell’intelligenza. Esistono specie animali che dimostrano di avere una certa intelligenza, e non possiamo logicamente escludere l’esistenza di esseri più intelligenti di noi.
Ne segue che non dovremmo più parlare di IA debole o forte, ma di IA razionale. La IA razionale è scevra da considerazioni di tipo antropocentrico e valuta come intelligente soltanto caratteristiche come il ragionamento, l’intenzione, la coscienza, la memoria, la percezione dell’ambiente esterno. Come tale essa è “disincarnata”, ovvero non è legata ad alcuna particolare configurazione fisiologica. Se l’intelligenza è un fenomeno diffuso anche in forme di vita non umane, allora ne segue che paragonare una IA all’intelligenza umana incarnata è un errore.
Per approfondire
Di seguito, a chiusura dell’articolo, forniamo due video in cui lo stesso Putnam spiega l’argomento del cervello in una vasca.