La fauna di Ediacara

Fauna di Ediacara

In questo articolo trattiamo la fauna di Ediacara, una particolare tipo di popolazione animale vissuta nel Precambriano, tra i 600 e i 550 milioni di anni fa.

Storia della scoperta

Nell’immagine un fossile e una ricostruzione di Charnia masoni. Uno dei primi ritrovamenti fossili della fauna di Ediacara. Questo fossile fu scoperto dal giovane Roger Mason, che la scoprì nella cava di Charnwood nel 1957. Questo fossile non è di una pianta.
Nell’immagine un fossile e una ricostruzione di Charnia masoni. Uno dei primi ritrovamenti fossili della fauna di Ediacara. Questo fossile fu scoperto dal giovane Roger Mason, che la scoprì nella cava di Charnwood nel 1957. Questo fossile non è di una pianta.

Importanza della fauna di Ediacara

La fauna di Ediacara è stata la prima forma di vita pluricellulare di cui abbiamo notizia. Sono interessanti perché non sembrano avere nessuna struttura che possiamo ricondurre alla fauna più conosciuta: bocche, occhi, zampe. Come facciamo a sapere che erano animali? Abbiamo un unico esponente della fauna di Ediacara, Dickinsonia, che è quindi l’animale più antico a noi noto. Sappiamo che questo essere era un animale perché è stato ritrovato un sottilissimo strato organico nel quale era presente del colesterolo, che si trova solo nelle membrane delle cellule animali.

Una ricostruzione della Dickinsonia.
Una ricostruzione della Dickinsonia.
Spriggina, una sorta di verme marino. Sebbene a prima vista sembra che questo fossile presenti la tipica simmetria bilaterale, in realtà i segmenti di destra e sinistra sono sfalsati gli uni agli altri (glide reflection, che è una trasformazione geometrica consistente nella combinazone di una riflessione e di una traslazione).
Spriggina, una sorta di verme marino. Sebbene a prima vista sembra che questo fossile presenti la tipica simmetria bilaterale, in realtà i segmenti di destra e sinistra sono sfalsati gli uni agli altri (glide reflection, che è una trasformazione geometrica consistente nella combinazone di una riflessione e di una traslazione).

Massimizzare la superficie

Uno degli aspetti più interessanti è la strategia utilizzata dagli animali di Ediacara. In particolare, l’ipotesi più accreditata afferma che tali creature si nutrissero per osmosi. In altri termini, i corpi appiattiti tipici della fauna di Ediacara massimizzano la superficie dei corpi di quesi animali. La superficie cresce mano rispetto al volume – la superficie infatti è proporzionale alla quadrato della lunghezza di un corpo, mentre il volume è proporzionale al cubo. Molte funzioni biologiche biologiche dipendono dalla superficie come:

  • respirazione;
  • assorbimento di nutrienti;

 

Gli animali successivi alla fauna di Ediacara hanno adottato, nella grande maggioranza dei casi, una soluzione differente in cui la crescita del volume a scapito della superficie viene compensata dalla superficie interna degli organi degli animali, organi che svolgono le suddette funzioni biologiche fondamentali. E, del resto, proprio perché gli animali di Ediacara hanno adottato la prima soluzione, non sembra che avessero organi interni.

Volendo semplificare, forse eccessivamente, la fauna di Ediacara ha scelto una soluzione 2D, mentre la fauna successiva una 3D.

Né predatori né prede

Un altro aspetto interessante, stando almeno alla documentazione fossile, è nella fauna di Ediacara non vi erano prede e predatori: l’assenza di artigli, denti, strutture difensive, lascia intendere il tipico esponente di questa fauna, per nutrirsi, dovesse semplicemente assorbire i nutrienti – costituiti da batteri e microrganismi- sul fondo dell’Oceano.

Precisazioni

Abbiamo testimonianze di quello che Sandal definisce come il marchio di Caino di Ediacara1. Fossili come quello della Cloudina o del Namacalatus alcune volte mostrano delle perforazioni, che potrebbero essere interpretate come atti di predazione.

Ancora, tra i 551 e i 541 maf, abbiamo impronte fossili di alcuni animali che camminavano sui fondali oceanici, come ad esempio lo Yilingia spiciformis, simile a un millepiedi. Queste sono le prime testimonianza note di zampe.

Una ricostruzione dello Yilingia spiciformis che spostandosi lungo il fondale oceanico lascia le sue tracce.
Una ricostruzione dello Yilingia spiciformis che spostandosi lungo il fondale oceanico lascia le sue tracce.

“A more ancient garden”: il bioma Ediacara per la realtà virtuale

In occasione del Premio Italiano di Paleoarte, tenutosi nel Museo Paleontologico di Montevarchi, insieme ad Riccardo Rocchi e Alessandro Piombini, due miei ex studenti presso il Liceo Righi di Bologna (a.s. 2017-2018), abbiamo presentato il progetto “A more ancient garden”.

Tale progetto consisteva nella costruzione del bioma di Ediacara, con i suoi organismi più rappresentativi, per la realtà virtuale. Io mi sono occupato dello sculpting e del texturing, Riccardo Rocchi ha fornito al team preziosi insight come pure ha fornito tutte le reference e sviluppato i testi in-app e realizzato il poster, mentre Alessandro Piombini si è occupato di inserire tutti i modelli in un ambiente sviluppato con Unity.

Il premio ci ha garantito il primo posto al suddetto premio. Ho poi tenuto una breve presentazione il giorno successivo alla premiazione. Le slide della presentazione sono disponibili sotto.

PRESENTAZIONE-MONTEVARCHI-2024-A-MORE-ANCIENT-GARDEN

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