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Una civiltà unita dalla cultura
Quando parliamo del mondo greco, non dobbiamo limitarci a considerare la penisola greca. In altri termini la Grecia antica
non corrisponde all’attuale Stato greco.
All’estensione geografica del mondo greco, corrispondeva però un alto livello di frammentazione politica. Il mondo ellenico era infatti diviso politicamente in poleis, città stato indipendenti se non di rado in lotta tra loro per la supremazia o per il controllo delle risorse o di territori strategicamente importanti.
Ciò nonostante i greci, pur parlando differenti dialetti, avevano la stessa matrice linguistica e un alfabeto condiviso. Erodoto lo
storico a tal proposito scrisse:
Lo stesso sangue e la stessa lingua, i templi comuni e gli dei, i riti sacri, costumi analoghi.
La letteratura e i componimenti poetici
Un importante fattore dell’unificazione culturale della civiltà greca fu certamente la letteratura. In particolare la trasmissione orale da parte degli aedi, i cantori cantavano i poemi epici di Omero, l’Iliade e l’Odissea, capolavori della poesia epica.
Accanto alla poesia epica vi era la poesia lirica, una poesia dedicata ai sentimenti e alla vita quotidiana, così chiamata perché veniva cantata con la lira.
I non-Greci sono considerati barbari
I Greci erano assolutamente consapevoli degli altissimi livelli raggiunti dalla propria civiltà, ed anzi ne andavano fieri. Questa consapevolezza si traduceva in un fiero sentimento di superiorità rispetto agli altri popoli, Egizi e Babilonesi compresi.
Gli altri popoli venivano giudicati barbarici per almeno due motivi:
- non parlavano il greco, e come tale la loro lingua veniva schernita come un balbettio incomprensibile (onomatopeizzato con l’espressione bar-bar, da cui il termine barbaro);
- le altre civiltà prediligevano la monarchia e, di conseguenza, le loro popolazioni erano costituite da sudditi, mentre i Greci erano cittadini, considerato il regime democratico.
Dei ed eroi
Un altro elemento che ci permette di parlare della Grecia antica come di un’unica civiltà – nonostante la divisione politica – era la
religione.
Come è noto, i Greci erano politeisti. In particolare venivano venerati gli dei olimpionici (che risiedevano, secondo la credenza, sul Monte Olimpo). Questi dei non sono eterni, in quanto sono stati generati (ad esempio Zeus da Crono) e tuttavia sono immortali e non conoscono la sofferenza. Interagiscono anche con gli uomini e non è raro che venga generato da essi e da un mortale un semidio. Elenchiamo di seguito alcuni dei della religione greca:
- Zeus, il dio padre di tutti gli dei;
- Poseidone, dio dei mari;
- Atena, dea della saggezza;
- Apollo, dio della musica e della poesia;
- Ares, dio della guerra.
Accanto agli dei vi erano poi gli eroi, individui semidivini, che per i Greci erano i massimi modelli da imitare. Tra essi i più noti
sono:
- Eracle;
- Achille;
- Perseo.
La vita dopo la morte
La cultura dei morti dei Greci si basa sull’idea che lo spirito del defunto andasse nell’Ade, il regno dell’oltretomba, governato dall’omonimo dio.
Tale luogo, diversamente dal paradiso cristiano, è un luogo buio e poco piacevole. Mancava, nel mondo greco, la concezione secondo la quale la condotta in vita porta o meno alla beatitudine.
Peggiori dell’eternità nell’Ade potevano essere solo le punizioni date a coloro che si sono macchiati di particolari offese contro gli dei. Casi noti sono quelli di Sisifo e di Prometeo.
Le funzioni della religione
Al di là del trattazione del pantheon greco è importante considerare la funzione della religione nella civiltà greca. Nello specifico è possibile individuare almeno due funzioni della religione:
- una funzione strumentale, secondo cui agli dei si sacrificava qualcosa per ottenere qualcosa in cambio. Nonostante la presenza di moltissimi templi ed edifici di culto minori, ai Greci mancava completamente il concetto di preghiera come dialogo privato con il Dio. Ad eccezione dei sacerdoti, ai Greci non era consentito l’ingresso nel tempio. Le richieste agli dei erano inoltre pronunciate ad alta voce e non in modo sommesso, come oggi avviene.
- Una funzione pubblica e civica: i riti e sacrifici avvenivano pubblicamente, da tutta la comunità di cittadini. Tali riti e sacrifici avevano la funzione, anch’essa strumentale, di rinvigorire il rapporto tra la polis e il dio/la dea che proteggeva la città.
I santuari e gli oracoli
Sempre pubblici erano pure i santuari, aree sacre, di solito lontane dalla città, che potevano ospitare templi e rifugi per i pellegrini. In queste aree, alle quali si arrivava spesso attraverso processioni, era proibito versare sangue o, in generale, commettere atti impuri. Alle donne era vietato l’ingresso.
Altri luoghi di rilevanza religiosa erano gli oracoli, luoghi in cui gli dei, in particolare Apollo, si mettevano in contatto con gli uomini mediante responsi e profezie. Il più noto è l’oracolo di Delfi, dedicato ad Apollo. Secondo il mito, nel luogo dove sorgeva l’oracolo, Apollo avrebbe ucciso il serpente Pitone. All’interno dell’oracolo si apriva poi la grotta di Pizia, la sacerdotessa che, in stato di trance, faceva da tramite tra Apollo e chi si recava all’oracolo.
I responsi oracolari erano presi in grandissima considerazione dai Greci. Sulla base di essi – e della loro interpretazione – sia i privati cittadini che le città-stato prendevano delle decisioni. Era infatti comune che, ad esempio, prima di fondare una nuova colonia o di muovere guerra, l’oracolo venisse interrogato.
Non dobbiamo però trascurare che i responsi oracolari potessero essere influenzati dalle offerte che lasciavano al tempio. In altri termini, spesso i responsi erano strumentalizzati per legittimare le decisioni politiche.
Altre forme di religiosità
La religione olimpionica non era l’unica forma di religiosità presente nella civiltà greca. Bisogna infatti almeno citare altre tre
forme di culto:
- il culto di Asclepio, il dio della medicina e della guarigione. Asclepio era un semidio capace di guarire ogni male. Il culto di Asclepio era diffusissimo a Grecia e molti santuari sorgevano in tutta la penisola. I più importanti si trovavano però sull’isola di Cos, patria del noto medico Ippocrate.
- i culti misterici, così chiamati perché si svolgevano solo in presenza degli iniziati. Il più noto di questi è quello eleusino, così chiamato perché veniva praticato ad Eleusi, vicino ad Atene. Importante è richiamare l’inclusività dei culti misterici, in quanto ad essi erano ammessi anche donne e schiavi che, in quanto non cittadini, erano esclusi dalle cerimonie olimpioniche.
- i riti dionisiaci, in onore del dio Dioniso (Bacco), dio dell’ebbrezza e dell’istintualità. I partecipanti a questi riti, che non avvenivano nelle città o nei santuari. erano per lo più donne (dette baccanti o menadi) che, in stato di trance, si dedicavano alle pratiche più sfrenate e cruente, compresa l’uccisione cruenta di animali le cui carni venivano poi mangiate crude.
Lo sport e il suo valore
Una fondamentale componente della civiltà greca fu la pratica sportiva. I Greci praticavano diverse attività fisiche: la corsa, il
lancio del disco, del giavellotto, il pugilato, la lotta, la corsa con i carri.
Le gare sportive si praticavano in strutture in grado di ospitare un gran numero di spettatori. Le strutture nelle quali si esibivano i corridori, erano dette stadi, perché la lunghezza della pista – che doveva essere percorsa più volte – era di circa 180 metri, lunghezza appunto dello stadio (unità di misura).
Le gare sportive non avevano soltanto una funzione ricreativa o d’intrattenimento, anzi venivano concepite come vere e proprie pratiche sacre, che accompagnavano i riti e le festività sacre.
I giochi panellenci e le olimpiadi
Spesso le manifestazioni sportive avvenivano in larga scala, raccogliendo atleti provenienti da ogni parte della Grecia. Questo è il caso dei giochi panellenici, di cui i più importanti erano le Olimpiadi, manifestazioni sportive dedicate a Zeus. Questi giochi erano un vero e proprio evento, tanto che le stesse guerre tra poleis venivano sospese (tregua sacra).. Le Olimpiadi duravano cinque giorni, di cui il primo era dedicato alla cerimonie religiose e l’ultimo alle premiazioni.
Di seguito una tabella nella quale si raccolgono principali giochi ellenici
Importanza della vittoria sportiva
I vincitori delle competizioni sportive venivano premiati per lo più simbolicamente, con delle coroncine di ulivo o alloro che venivano
poste sul capo. L’onore della vittoria si rifletteva non soltanto su l’atleta, ma su tutta la polis di provenienza di questi. I campioni più grandi erano onorati mediante statue e componimenti poetici ed erano famosi in tutta la Grecia.
Dobbiamo ricordare che, visto la grande importanza che i Greci riservavano agli eroi, oggetto di vera e propria emulazione, la
vittoria era un chiaro esempio di virtù (areté).
L’ideale dell’educazone: la paidéia
Il principio alla base dell’educazione (paidéia) dei giovani Greci era l’armonia. L’educazione infatti mirava a migliorare sia la mente che il corpo, ma anche la morale. I giovani – soltanto i maschi provenienti da famiglie benestanti – venivano educati da precettori privati. Il curriculum di studi prevedeva di imparare a leggere, scrivere, a suonare alcuni strumenti, di apprendere i precetti etici e civici, l’oratoria, l’astronomia, le scienze, come pure di rinforzare il fisico.
Intorno ai 20 anni i giovani abbandonavano lo studio per dedicarsi all’addestramento militare che durava generalmente un anno,
dopo il quale padroneggiavano l’uso di spada e lancia. Venivano poi inviati con diversi incarichi sul fronte, per poi ritornare, cittadini fatti, nella polis originaria, dove avrebbero potuto ricoprire funzioni politiche e far parte della falange oplitica. Questo in particolare avveniva nell’efebia ateniese, influenzata dalla kripteia spartana.
Le parti della città e le abitazioni private
In ogni città-stato greca possiamo distinguere tra acropoli e astys. Se l’acropoli era la parte alta della città, sede dei templi
e degli edifici amministrativi, l’astys era il luogo che ospitava gli esercizi commerciali, le botteghe, le abitazioni private. Particolarmente importante nell’astys era l’agorà, il grande spazio che ospitava il mercato ma, soprattutto, il centro della vita democratica. In essa infatti si svolgevano le assemblee pubbliche e gli oratori tenevano i loro discorsi. In genere l’agorà era circondata da un porticato, detto stoà.
Le abitazioni private erano per lo più edifici modesti di mattoni a uno o due piani I pavimenti erano in terra battuta. Il centro delle abitazioni era occupato da un cortile, uno spazio aperto in cui avveniva la maggior parte delle attività domestiche.
Gli spazi interni erano dedicati alle camere da letto. Uomini e donne dormivano in stanze separate. Il particolare spazio riservato alle donne era il ginecéo. In quasi tutte le case era presente un bagno, essendo i Greci molto dediti all’igiene personale.
L’accesso alle abitazioni private era per lo più negato agli estranei. L’unica stanza dedita al ricevimento di estranei per banchetti e simposi – a cui le donne non potevano partecipare, spostandosi nel ginecéo, era l’àndron o androne, nel quale il padrone di casa riceveva i suoi ospiti. L’àndron era anche il vano più ricco e decorato dell’abitazione.
La condizione della donna
Come è noto, la condizione della donna era quella di essere sottomessa agli uomini. Giudicate inferiori erano vittime di un
sistema patriarcale che le voleva prima obbedienti al padre e al fratello, e poi al marito.
Non era necessario per i Greci che alle donne fosse data un’istruzione: se dunque i bambini a sette anni iniziavano il loro percorso
educativo che li avrebbe portati a diventare cittadini, le bambine erano relegate all’ambiente domestico e dovevano imparare soltanto ad essere buone mogli e madri. Esse si potevano dare in sposa già all’età di 15 anni. Il matrimonio, inoltre, non era concepito che come una transazione economica del tutto estranea ai sentimenti di sposo e sposa.
All’uomo greco non era richiesta la fedeltà coniugale, mentre la donna, se colta durante il tradimento, poteva esser tolta la vita
nel pieno diritto dell’uomo.
Le etère
Le uniche donne colte con cui i Greci avevano a che fare erano le etére, per lo più donne straniere, di condizione libera, che prendevano parte ai banchetti allietandoli con le loro arti, come la musica e la danza.
L’eccezione spartana
In tutto il mondo greco, la città nella quale la donna godeva di maggiore considerazione era Sparta. Esse, viste le tradizioni educative spartane, non erano coinvolte nell’educazione dei figli e ad esse toccava l’amministrazione domestica, la riscossione dei tributi e la gestione della casa in generale.
Un’altra importante eccezione era la possibilità per le donne di esercitarsi di partecipare ai giochi, libertà questa che
scandalizzava tutto il resto dell’Ellade.
Oltre la frammentazione politica: anfizionie e leghe
Come abbiamo affermato, le città-stato erano indipendenti tra loro. Pur accomunate da una certa cultura, esse preferivano intrattenere al massimo rapporti commerciali o farsi la guerra. Questo equivale alla totale assenza di accordi diplomatici. Possiamo elencarne almeno due tipologie:
- Le anfizionie, alleanze religiose, in base alle quali due o più città si univano per mantenere e proteggere un santuario;
- Le leghe, o simmachìe, alleanze militari tra città davanti alla presenza di un nemico comune, come nel caso dei Persiani.
Ciò nonostante la Grecia antica non si costituì mai come un organismo politico unitario, ma rimase sempre frammentata in poleis.