In questo articolo introduciamo diversi pensatori della Scuola di Francoforte, soffermandoci su Horkheimer, Adorno, Marcuse e Benjamin.
Indice
Nascita, sviluppo e influenze della scuola di Francoforte
La cosiddetta “Scuola di Francoforte” risale al 1922, legata al celebre Istituto per la ricerca sociale, fondato da Felix Weil.
Il pensiero di Max Horkeimer – 1895-1973
Il primo esponente della Scuola di Francoforte che analizziamo è Max Horkheimer.
Razionalità e Illuminismo
La riflessione di Horkheimer si concentra sul concetto di razionalità, per come essa è intesa nel mondo industriale e produttivo. Nel 1947 lo studioso pubblica un saggio intitolato l’Eclisse della Ragione, in cui distingue tra due forme di razionalità:
- Quella oggettiva: tipica dei grandi sistemi filosofici, da Platone all’idealismo hegeliano. La ragione oggettiva vuole trovare un senso nel mondo, un criterio per conoscerlo e per agire in esso.
- Quella soggettiva: identificata con la ragione dell’industria e delle forme di pensiero che le sono vicine, come l’utilitarismo, il neoempirismo, il pragmatismo. La ragione si limita ad una ragione della funzionalità, della capacità tecnica, dell’efficienza, del profitto.
Le riflessioni contenute nell’opera sopracitata si riflettono poi nella maggiore opera di Horkheimer, scritta a quattro mani con Adorno, la Dialettica dell’Illuminismo (1947). In questo famosissimo libro, gli Autori riflettono sulla nozione di Illuminismo, conferendo ad essa un significato molto più vasto. Non è più infatti un movimento culturale del Settecento, quanto più un’attitudine dello spirito umano, tanto è che nell’opera troviamo scritto che:
[…] storia universale ed illuminismo sono la stessa cosa […]
Cosa intendono gli autori, dunque, con Illuminismo? La tendenza umana a piegare il mondo, la logica del dominio, caratterizzante soprattutto la civiltà occidentale. Questa volontà di piegare ai propri fini il mondo, seppur ha un significativo successo visto il prodigioso procedere della tecnica, impone all’uomo di asservirsi al sistema sociale e di rinunciare alla felicità. Famosa è l’analogia con l’episodio di Ulisse e le sirene:
[…] impotente, legato all’albero della nave, e più tentazione diventa forte, e più strettamente si fa legare, così, come più tardi, anche i borghesi si negheranno più tenacemente la felicità quanto più – crescendo la loro potenza – l’avranno a portata di mano.
Distanza dal marxismo e pensiero teologico
Pur essendo profondamente influenzato dal pensiero di Marx, Horkheimer se ne distanzia man mano che la sua riflessione di approfondisce. Il filosofo critica una serie di errori a Marx nell’opera La nostalgia del totalmente Altro (1970). Lo stesso socialismo scientifico, secondo Horkheimer non è altro che un’ulteriore incarnazione di quella logica di dominio “illuministica”. Marx ha avuto la colpa di illudersi di due cose:
- che l’Umanità proceda verso la libertà, convinzione sconfessata dall’analisi del progressivo asservimento dell’uomo alla società;
- che libertà e uguaglianza siano compatibili, mentre l’esponente della Scuola di Francoforte evidenzia che più libertà si traduce in minore uguaglianza e viceversa.
Alla fine, il pensiero di Horkheimer si rivolge alla teologia. Il filosofo afferma che Dio, certamente indimostrabile, rimane tuttavia una speranza, l’oggetto della nostalgia, la meta del nostro anelito (Sehnsucht).
Il pensiero di Theodor Adorno – 1903-1969
La dialettica negativa e il mondo dopo Auschwitz
Il secondo esponente della Scuola di Francoforte che analizziamo è Theodor Adorno. Centrale in Adorno è il concetto di dialettica negativa. Proprio perché negativa, la dialettica di Adorno si differenzia da quella hegeliana. La dialettica hegeliana infatti si risolve nella sintesi, è la struttura logica e ontologica attraverso cui lo Spirito prende coscienza di sé nella storia. Come sappiamo, per il filosofo idealista, questo portava ad una concezione ottimistica e giustificazionistica del reale, dunque, potremmo definirla positiva. Adorno chiama la propria dialettica negativa, in quanto mira a evidenziare lo scollamento e la contraddizione tra realtà e razionalità.
Questa concezione pessimistica deriva dalla considerazione che il pensatore ha dell’esperienza storica dei campi di concentramento, ed in particolare di Auschwitz. Il carattere orribile e disumano di quegli eventi spingono il pensatore ad affermare una delle sue frasi più famose, riportante nell’opera Dialettica negativa:
Tutta la cultura, dopo Auschwitz, compresa la critica urgente ad essa, è spazzatura.
Con questa frase Adorno vuole affermare che tutti i sistemi di pensiero costruiti dalla filosofia, che hanno, in quanto tali, cercato di mettere ordine in un mondo contradditorio e disarmonico, sono di fatto confutati dall’orribile esperienza dei lager. Dunque i sistemi filosofici, ed in particolare quelli idealistici, non hanno fatto altro che aggrapparsi, coltivare e nutrire astrazioni che mistificano il carattere del mondo. Lo scopo delle filosofie post-Auschwitz deve dunque essere quello di smascherare questa mistificazione per arrivare, al contrario, ad evidenziare le contraddizioni del reale.
Si deve ad ogni modo comprendere come per Adorno la critica dei sistemi filosofici attraverso la dialettica negativa non lascia aperta la possibilità di costruire sistemi alternativi. Semplicemente non ve ne sono, a fortiori nella società tardo-capitalistica.
Adorno e Horkheimer contro l’industria culturale
Sia Adorno che Horkheimer criticano l’industria culturale, costituita dall’enorme apparato mass-mediale fatto da televisione, giornali, cinema, radio, musica, marketing ecc. Secondo Adorno, tale apparato ha, in maniera subdola, appiattito le coscienze, imponendo un unico modello a cui conformarsi. Diventa così da soggetto ad oggetto.
L’industria culturale, la società ultraorganizzata, l’economia pianificata hanno beffardamente realizzato l’uomo come essere generico: privo di coscienza individuale, di iniziativa morale autonoma, manipolato a piacere […] la forma massificata ha trattenuto tutti nello stadio della mera essenza generica.
Tale è l’impatto del capitalismo e del neocapitalismo secondo il giudizio di Adorno. Esso infatti propone dei modelli di vita favorevoli alle classi più ricche e potenti, si traducono poi in un conformismo di massa.
Il pensiero di Herbert Marcuse
Il terzo esponente della Scuola di Francoforte che analizziamo è Herbert Marcuse.
Il pensiero di Walter Benjamin
Il terzo esponente della Scuola di Francoforte che analizziamo è Walter Benjamin.