In questo articolo trattiamo la Controriforma, ovvero la reazione cattolica alla riforma protestante, soffermandoci sul Concilio di Trento.
Indice
Paolo III e l’Inquisizione Romana
La Chiesa rispose alla Riforma Protestante attraverso una incisiva azione di contrasto il cui iniziatore fu il pontefice Paolo III. Il papa emanò nel 1542 la bolla Licet ab initio, con la quale istituiva la Congregazione del Sant’Uffizio, ovvero l’Inquisizione Romana.
Questa nuova istituzione era una commissione di sei cardinali il cui scopo era la repressione dell’eresia. Non vi erano limiti di poteri né di giurisdizione per questi cardinali. In breve tempo l’Inquisizione romana aprì sedi locali nelle città più importanti d’Italia. Anche sulla base di una denuncia anonima, gli inquisitori potevano iniziare a indagare su un sospetto eretico. Si iniziava una raccolta di prove e di testimonianze che, se confermate, portavano all’arresto del sospettato. Il sospettato veniva poi interrogato e torturato sino all’estorsione della confessione. Se giudicato colpevole, avrebbe avuto abiurare, rinnegare pubblicamente le proprie credenze eretiche. Le punizioni potevano essere di vario grado: dalle penitenze alle frustate, dall’incarcerazione al rogo. Quest’ultima era una pena prevista per gli eretici impenitenti, ovvero coloro i quali non abiuravano, e per i relapsi, ovvero individui che pur avendo abiurato ricadevano nell’eresia. Famosissima vittima dei roghi dell’Inquisizione romana fu il filosofo Giordano Bruno (1600).
Il Concilio di Trento – 1545-1563
L’Inquisizione non colpì i protestanti. Questi erano praticamente assenti in Italia. L’iniziativa di Paolo III tuttavia, sempre indirizzata al rafforzamento del potere papale, in linea con la Controriforma, portò alla convocazione del Concilio di Trento. Si scelse quella città proprio per favorire la partecipazione degli esponenti del luteranesimo, poiché Trento faceva parte dell’Impero tedesco. Al concilio non parteciparono i luterani: era infatti chiaro che il suo scopo era rafforzare la parte cattolica. I lavori iniziarono nel 1545 e subirono diverse pause. Già due anni dopo, con il pretesto di un’epidemia di tifo, la sede fu spostata a Bologna, facente parte dello Stato Pontificio. Dopo diverse pause e riprese, i lavori si conclusero nel 1563.
I risultati del Concilio di Trento: la Professione di fede tridentina – 1564
Un anno dopo la fine del concilio, papa Pio V promulgò la Professione di fede tridentina, che raccoglieva le posizioni teologiche e dottrinarie che si erano affermate nell’assemblea. Le elenchiamo:
- condanna della dottrina luterana della giustificazione per sola fede;
- conferma della validità di tutti e sette i sacramenti;
- assoluta centralità del papa;
- importanza delle opere meritorie.
I risultati del concilio di Trento rigettarono in toto qualsiasi elemento luterano-protestante, affermando la validità della sola dottrina cattolica. Questo non significa, tuttavia, che la Chiesa cattolica, con la Controriforma, non cercò di riformarsi da sé. Particolare importanza fu data infatti alla formazione, alla qualità e alla vocazione del clero:
- ai vescovi si vietò la possibilità di avere più di una diocesi1. Inoltre essi dovevano risiedere stabilmente in quella diocesi, di cui dovevano visitare le parrocchie nelle visite pastorali.
- Tutti i membri del clero ora dovevano ufficialmente vivere in castità non avere concubine2.
- Sarebbero dovuti nascere dei seminari3, ovvero dei veri e propri vivai di futuri esponenti del clero, e questi seminari avrebbero dovuto fornire una preparazione adeguata e approfondita.
- Le cariche ecclesiastiche non sarebbero state più aperte a tutti indiscriminatamente, ma solo a chi già godesse di un certo reddito. In questo modo sarebbe stata favorita la vocazione più che la ricerca di una stabilità economica.
La Controriforma e la presa sulla società
Un altro modo in cui la Chiesa cercò di rafforzare la sua presa sulla società fu quello di radicarsi sempre di più anche nella vita civile dei fedeli. Il matrimonio religioso, che oggi tutti conosciamo, davanti a un prete e con i testimoni è figlio della Controriforma. Nel Medioevo e nella prima età moderna infatti non vi erano regole universali che regolassero il matrimonio, ma con il nuovo modello cattolico, la Chiesa riusciva a inserirsi con forza nelle questione civili. Regolare il matrimonio significa infatti anche influenzare le dinamiche ereditarie, le doti, il riconoscimento della prole. Strumenti di controllo sociale con la stessa finalità divennero anche il battesimo e l’estrema unzione.
Ignazio di Loyola e la Compagnia di Gesù
Durante il periodo della Controriforma nacquero anche nuovi ordini religiosi, come i cappuccini, i barnabiti, le orsoline e i teatini. Tuttavia, l’ordine più importante e prestigioso fu certamente quello della Compagnia di Gesù o Ordine dei Gesuiti. Quest’ordine fu fondato dal sacerdote spagnolo Ignazio di Loyola e fu riconosciuto nel 1540 da Paolo III. L’ordine presentava un’organizzazione gerarchica militare. I Gesuiti, la cui attività iniziale fu la predicazione itinerante, si dedicarono nel tempo principalmente a due attività:
- l’istruzione, imponendosi come un punto di riferimento per la qualità di essa. I Gesuiti formarono infatti intere generazioni di esponenti della classe dirigente.
- l’attività missionaria e di evangelizzazione, che li portò negli angoli più remoti del pianeta, come Congo, India e Brasile. Un noto missionario ed evangelizzatore gesuita fu Francesco Saverio.
Il papa inquisitore: Pio V – 1566-1572
Il papa che più di ogni incarnò lo spirito repressivo e intransigente della Controriforma fu certamente papa Pio V, al secolo Michele Ghislieri, frate domenicano. Pio V impose nella Curia rigide e severe norme comportamentali atte alla rigenerazione morale. Su sua iniziativa gli Ebrei furono cacciati dallo Stato Pontificio o confinati nei ghetti. Agli Ebrei fu poi imposto di portare una croce gialla e vietata la proprietà di beni immobili e di attività commerciali4.
Nonostante fosse un feroce repressore, grazie all’austerità e alla sobrietà da lui imposte nella Curia e nelle cerimonie, come pure al suo impegno come pastore d’anime e alle elargizioni di denaro ai più deboli, Pio V godette di una grande popolarità. Fu santificato nel 1712.
L’Indice dei libri proibiti – 1571
Un altro provvedimento di Pio V fu l’istituzione, nel 1571 della Congregazione dell’Indice, la cui finalità era quella di controllare le pubblicazioni ed eventualmente censurarle, stilando veri e propri elenchi dei libri proibiti. La censura operava a tre livelli:
- la verifica dei testi prima della loro pubblicazione;
- ritirare e bruciare sul rogo i libri giudicati empi e pericolosi già pubblicati;
- correggere i testi secondo determinate direttive.
Vittime della censura furono opere da noi oggi giudicate capolavori: le opere di Erasmo da Rotterdam, il Decameron di Boccaccio, alcuni scritti di Machiavelli e moltissimi altri ancora. La censura non colpì anche i libri, ma si rivolse anche all’arte figurativa. Vittima dell’attività censoria fu, ad esempio, il Giudizio Universale di Michelangelo, dove compariva, a giudizio dei censori, una quantità eccessiva di nudità.
Per combattere la diffusione della Bibbia in lingua volgare o nelle lingue nazionali, si limitò la circolazione e la lettura di essa. Solo gli uomini potevano leggere in lingua la Bibbia, ma dietro il conferimento di uno speciale permesso. Inoltre essi dovevano dimostrare di conoscere comunque il latino. La limitazione della circolazione della Bibbia tradotta nelle lingue volgari o nazionali rispondeva all’esigenza della Chiesa di conservare il ruolo di mediazione tra fedele e parola divina, contravvenendo a quel pericoloso principio luterano del sacerdozio universale.