In questo articolo trattiamo il lungo e prospero regno della regina Elisabetta I d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena.
Indice
Il governo di Elisabetta I
Come abbiamo già trattato nella lezione sullo scisma anglicano, Elisabetta era la figlia di Enrico VIII e Anna Bolena. Dopo la morte del padre, la corona era andata ad Edoardo VI, e in seguito a Maria I Tudor, detta la Sanguinaria, in rapida successione. Elisabetta I Tudor divenne regina nel 1558 inaugurando mezzo secolo di prosperità per l’Inghilterra. Elisabetta fu soprannominata la regina vergine, dato che, con diplomazia, rifiutò ogni pretendente, tra cui Filippo II di Spagna, che pure fu marito di Maria I.
Il governo elisabettiano si distinse per una certa moderatezza e rispetto per la tradizione parlamentare, che in Inghilterra si può far risalire alla Magna Charta (1215). La preferenza della regina si diresse ad ogni modo più verso la Camera dei Comuni, i cui membri erano esponenti del cento imprenditoriali emergenti, che verso quella dei Lord.
Componente importante del governo elisabettiano fu la spiccata tendenza al centralismo, sopratutto per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia. Tale accentramento si tradusse, sopratutto nella periferia del regno, in un indebolimento dei poteri feudali, poiché ora il compito di amministrare la giustizia era affidato ai giudici di pace.
Queste iniziarono a svolgere, nel tempo, anche le funzioni tipiche degli sheriff del periodo normanno-plantageneto (XI-XVI sec.). Il sistema della Common Law1, oggetto del seguente focus, tuttavia non fu modificato.
FOCUS – La Common Law |
Diversamente da altri Paesi, il diritto inglese – e in generale dei Paesi anglosassoni – non si è costituito su codici, come ad esempio quello di Giustiniano o il diritto romano, fissi e rigidi. Prevalenza, nel diritto anglosassone è data alle norme consuetudinarie, ai precedenti, dunque alle sentenze già emanate ed esperienze pregresse. L’opera di Elisabetta favorì la nascita di un corpus organico della Common Law: non venne meno il carattere esperienziale e consuetudinario, ma i vari casi e le varie fattispecie furono classificate e organizzate in modo più chiaro. |
La politica religiosa di Elisabetta I e Maria Stuart
La sovrana appoggiò significativamente l’anglicanesimo. Prova di ciò è un secondo2 Supremacy Act. Mediante questo decreto e con la pubblicazione dei Trentanove articoli di fede (1563), dopo la parentesi filocattolica di Maria I, in Inghilterra si reintroduceva una forma di protestantesimo con elementi calvinisti e luterani. Al di là della reintroduzione del protestantesimo, la monarca non volle scalfire la struttura e la gerarchia della chiesa anglicani, inimicandosi così la fazione puritana, avversa alle gerarchie ecclesiastiche.
Non dobbiamo dimenticare che il Cinquecento fu un secolo attraversato da conflitti e guerre religiose. Basti pensare alla Francia, attraversata per buona parte del secolo da questo genere di conflitti. Mentre in Inghilterra Elisabetta I reintroduceva e favoriva il protestantesimo anglicano, inimicandosi il cattolicissimo e già respinto Filippo II, ai confini del regno in Scozia, Maria Stuart cercava di restaurare il cattolicesimo. Maria Stuart era certamente un punto di riferimento per il cattolicesimo inglese. Oltre ad esser cattolica, cattolico pure era lo sposo, Francesco II, delfino di Francia. Maria Stuart inoltre reputava di poter ottenere la corona inglese. I natali, e i diritti al trono di Elisabetta erano illegittimi, almeno secondo i cattolici.
Maria Stuart non completò mai la reintroduzione del cattolicesimo in Scozia. Un predicatore calvinista, John Knox, scatenò una rivolta che costrinse Maria Stuart al rifugiarsi presso la cugina3. Tuttavia, la regina inglese imprigionò Maria Stuart. Quest’ultima era ancora un punto di riferimento per quei cattolici che reputavano illegittimo il regno di Elisabetta. Il pontefice Pio V inoltre scomunicò Elisabetta. Quest’ultima, anche su pressione dei parlamentari protestanti, accusata Maria Stuart di congiura, la fece processare e giustiziare (1587).
L’Inghilterra elisabettiana
Economia e società
Durante l’età elisabettiana possiamo certamente notare una significativa crescita economica inglese. Dal punto di vista agricolo, prese sempre più piede il fenomeno delle recinzioni, le enclosures, venendosi così a ridurre il demanio statale.
Il sistema della recinzioni favorì la crescita di due classi sociali:
- la gentry, la piccola nobiltà di campagna, che aveva ottenuto il titolo acquistandolo, che grazie alle enclosures poté esprimere la sua mentalità imprenditoriale. La gentry si iniziò a formare dalla fine della Guerra delle Dure Rose (1455-1485).
- Gli yeomen, piccoli proprietari terrieri, esponenti della borghesia. Il loro utilizzo dei terreni recintati per il pascolo di ovini fu uno dei motori per la crescita eccezionale del settore tessile in Inghilterra.
Accanto alla manifattura tessile, grande sviluppo conobbe anche l’industria del ferro, grazie all’utilizzo del carbone, di cui il territorio inglese era abbondantemente fornito. L’imponente crescita del settore industriale e manifatturiero coincise con un significativo processo di inurbamento. La popolazione, in crescita, tendeva ad ammassarsi nei principali centri produttivi, come Londra, Manchester, York e Bristol.
Sebbene la crescita demografica favorì un aumento dei consumi, la ricchezza non si diffuse uniformemente. Durante l’età elisabettiana i poveri aumentarono e con essi la criminalità.
Il commercio e la guerra di corsa
Al di là della industriosità e della crescita nella manifattura, l’Inghilterra di Elisabetta I gettò le basi per un dominio incontrastato inglese sino al Novecento. In questi anni infatti l’Inghilterra diventa la più forte potenza marittima e commerciale. Furono infatti fondate una serie di compagnie commerciali, di cui la più famose era la Compagnia delle Indie Orientali, fondata nel 1600. Tali compagnie erano associazioni private di armatori che, dietro un esoso pagamento, ottenevano dalla Corona il monopolio del commercio di qualche bene, o altri benefici, ad esempio fiscali. Non di rado poi questi venivano scortati dalla stessa flotta del regno.
Il successo nel commercio marittimo passava però anche per vie meno convenzionali. Spagna e Portogallo erano i principali competitor sui mari dell’Inghilterra. Elisabetta fu abile nell’adoperare la guerra di corsa per far sì che i pirati autorizzati assaltassero i galeoni spagnoli e portoghesi per farne bottino. In realtà, il termine corretto è corsari, pirati legalizzati dalla lettera di corsa, l’autorizzazione regia a far bottino sui mari. Tra i più noti corsari annoveriamo certamente Francis Drake e John Hawkins. Nel frattempo Londra diventava sempre più l’epicentro del commercio mondiale.
Non tutte le spedizioni navali erano di natura commerciale o predatoria. È durante il regno di Elisabetta, nel 1584, che, grazie al navigatore Walter Raleigh, l’Inghilterra ottiene la prima colonia americana, la Virginia. Per approfondire vai qui.
Cultura
Il regno elisabettiano presentò certamente una certa vivacità intellettuale ed artistica, sopratutto nel campo della drammaturgia. Non a caso si parla di teatro elisabettiano per indicare la produzione di grandissimi autori, tra i quali Christopher Marlowe (1564-1593), John Fletcher (1579-1625) e William Shakespeare (1564-1616).
Dal punto di vista filosofico l’autore più importante è Francis Bacon (1561-1626), autore del Novum Organum (1620) e de La nuova Atlantide (1627).
Lo scontro con la Spagna di Filippo II
La politica religiosa anticattolica e la guerra di corsa contribuirono al deterioramento dei rapporti tra l’Inghilterra di Elisabetta I e la Spagna di Filippo II. A questo bisogna aggiungere l’appoggio inglese ai Paesi Bassi nella ribellione antispagnola.
Proprio l’esecuzione, tramite decapitazione, di Maria Stuart nel 1587 offrì a Filippo II il pretesto per dichiarare guerra ad Elisabetta. Il piano del sovrano spagnolo era quello di occupare con una flotta e con una forza d’invasione enormi, per spodestare la sovrana.
A tal fine gli Spagnoli approntarono una immensa flotta, l’Invencibile Armada: 140 galeoni, con oltre 2500 cannoni, e un esercito di 50000 uomini, 20000 imbarcati in Spagna, altri 30000 dai Paesi Bassi. La spedizione militare tuttavia fallì clamorosamente. Diverse tempeste martoriarono la flotta spagnola, che fu ulteriormente decimata dai vascelli inglesi, più agili e attrezzati per il combattimento a distanza.
Nel 1588, la sconfitta dell’Invincibile armata segnò il predominio marittimo dell’Inghilterra, predominio destinato ad durare sino alla prima metà del Novecento.