In questo articolo trattiamo le vicende del Sacro Romano Impero da Ottone I di Sassonia al nipote Ottone III.
Indice
Dalla morte di Carlo il Grosso a Enrico I di Sassonia – 887-936
In seguito alla morte di Carlo il Grosso nell’887 d.C., l’impero carolingio si disgrega nuovamente. Ne nascono tre regni maggiori, come quello di Francia, quello d’Italia e quello di Germania, mentre dalla Lotaringia sorgono i regni di Borgogna e Provenza.
In Francia e in Italia
In Francia si assiste ad un decennio di anarchia politica, sino a che non prevale Ugo Capeto (987) dando vita alla dinastia dei Capetingi. La situazione nella penisola italica è molto complicata: in essa si possono distinguere tre aree
- Nella parte settentrionale, comprendente le marche di Ivrea e del Friuli domina il marchese del Friuli Berengario I d’Ivrea (887-824).
- Nel centro lo Stato della Chiesa è invece attraversato da un crisi legata alle contrastanti ambizioni della nobiltà romana.
- Il Meridione è conteso dai Bizantini, che dominano tuttavia solo le località costiere, dagli Arabi e da quello che rimane dei Longobardi.
In Germania: Enrico I di Sassonia
La Germania è a sua volta divisa in ben cinque ducati:
- Sassonia;
- Franconia;
- Svevia;
- Baviera;
- Lorena.
La frammentazione politica in Germania, pur essendo presente, è meno grave che in Italia e in Francia. Il motivo di ciò è la minacciosa presenza degli Ungari1 al confine orientale della regione. Gli Ungari e le loro incursioni avevano terrorizzato la Germania e la Pianura Padana per tutti i primi decenni del X secolo. Proprio in Germania, dove le forze si stanno coalizzando per fronteggiare la minaccia ungara, emerge la figura di Enrico I di Sassonia2.
Enrico I, diventato re della Germania nel 919, nel 926 firma una tregua con gli Ungari e, sino al 933 si occupa di rafforzare l’esercito. In questo modo, nello stesso anno, infligge agli Ungari una sconfitta sul fiume Unstrut. Altre vittorie vengono conseguite contro i Danesi e gli Slavi. Tali vittorie mostrano che la Germania, pur divisa in ducati, è tuttavia capace di rispondere unita alle minacce esterne. Ed è per questo che, alla morte di Enrico I nel 936 i duchi seguono il volere del re eleggendo Ottone I di Sassonia.
Ottone I di Sassonia – 936-973
Re di Germania – 936
I duchi tedeschi seguirono pertanto la volontà di Enrico l’Uccellatore ed elessero re di Germania Ottone I. L’idea del neomonarca è quella di rafforzare si da subito i vincoli di fedeltà della nobiltà e per farlo rende solenne la cerimonia di incoronazione, che avviene ad Aquisgrana per mano dell’arcivescovo di Magonza. Così, per almeno due anni, i duchi rimangono fedeli al re. Tale fedeltà finisce nel 938 e per tre anni Ottone deve difendere con le armi il suo status, fino ad ottenere la Franconia ed uscirne così rafforzato. Caldeggiando l’idea di un impero universale, muove i suoi interessi verso la Francia rende la Provenza e la Borgogna suoi protettorati, seppure in maniera puramente formale.
Re d’Italia – 951
Problemi ben più pressanti sorgono in Italia, dove Berengario II, d’Ivrea, da molti considerato un usurpatore, cinge la corona del regno d’Italia e fa imprigionare Adelaide, la moglie del predecessore Lotario. Ottone scende in Italia, libera e sposa Adelaide da cui era stato chiamato, detronizza Berengario II e si fa incoronare re d’Italia e di Pavia (951). Berengario II diventa quindi vassallo de re.
Fine della minaccia ungara – 955
Ulteriori problemi sorgono nei primi anni Cinquanta. Una nuova insurrezione dei duchi si presenta, ma viene presto oscurata dalla nuova minaccia ungara. Ottone sconfigge gli Ungari nella battaglia del fiume Lech (955) e da allora la la popolazione abbandonerà le abitudini nomadi e predatorie per diventare stanziali. Gli Ungari si convertiranno qualche decennio dopo al cristianesimo dietro la guida del re Stefano (997-1038).
Incoronazione e Privilegium Othonis – 962
Similmente a Pipino il Breve e a Carlo Magno, anche Ottone I si era così distinto per le sue gesta a favore del cristianesimo. Ottone infatti, oltre a sconfiggere le popolazioni barbare, spingeva anche per la loro conversione. A tal fine aveva fondato i vescovati di Magdeburgo (962) e Praga (972). La campagne militari e le azioni politiche, pur essendo fondamentali per la conservazione del potere, facevano anche il gioco della cristianità, che aveva trovato nel sovrano uno strenuo difensore.
Proprio per questo, il 2 febbraio 962, Ottone I fu consacrato imperatore dei Romani da papa Giovanni XII. Questa è, almeno formalmente, la data di nascita del Sacro Romano Impero Germanico3. A questo punto, Ottone I cingeva ben tre corone: la corona ferrea d’Italia, la corona argentea di Germania e la corono aurea imperiale.
FOCUS – La corona di ferro e quella d’oro |
A sinistra: la corona di ferro del regno d’Italia. Tale corona era in realtà d’oro. La parte in ferro è il cerchietto interno. La corona, di probabile fattura bizantina, è composta da sei piastre e infatti il suo diametro è di solo 15 centimetri, mentre invece le corone erano composte da ottagonali. Un’ipotesi accreditat per l’assenza delle due piastre è che l’imperatore d’oriente Anastasio (491-518) l’avrebbe mandata a Teodorico, avendolo fatto patrizio. Tuttavia, era norma che l’imperatore non potesse mandare le insegne imperiali intere, da cui l’assenza delle due piastre. A destra: la corona aurea imperiale. La corona d’oro fu invece realizzata qualche anno prima dell’incoronazione di Ottone I ed è ricca di simbolismi, soprattutto cristiani. Il più evidente sono le dodici pietre preziose sulla piastra frontale e posteriore. Tale numero allude sia agli apostoli che alle tribù ebraiche d’Israele, riferendosi così sia al Nuovo che al Vecchio Testamento. La corona è ottagonale. |
Il Privilegium Othonis
Una decina di giorni dopo la consacrazione ad imperatore, il 13 febbraio, il sovrano promulga un documento che sarà poi noto come il Privilegium Othonis4, un documento dal sapore cesaropapista. In questo documento, in cui si riconfermano le proprietà della Chiesa e si insiste sulla volontà di difendere la cristianità, Ottone si arroga il diritto di nominare il papa. L’applicazione di questo diritto non si fece attendere: alle proteste di Giovanni XII Ottone rispose destituendo il pontefice e sostituendolo con il suo segretario, che prenderà il nome di Leone VIII.
Il problema dei vescovi-conti
La strategia di Ottone era sempre stata quella di fare della religione un instrumentum regni. Conscio della flebile e precaria fedeltà dei nobili tedeschi, inclini a ribellarsi periodicamente, ha sistematicamente sostituito vassalli laici con vassalli religiosi, istituendo la figura dei vescovi-conti. L’idea alla base di questa sostituzione è che il feudo poteva essere lasciato in eredità dai vassalli laici, creando così un continuità e un rafforzamento della casata nobiliare sottoposta e che, pertanto, raggiunto un certo livello di potere e una certe rete di clientele, poteva mettere in discussione l’autorità imperiale. I vescovi invece, non avendo eredi, non potevano dare vita a questa catena ereditaria. Ciò che questo ragionamento tuttavia trascura è la fedeltà bifida dei vescovi: da un lato sono sottoposti al potere temporale dell’imperatore che gli resi vassalli; dall’altro sono pure sempre sottoposti all’autorità spirituale – e non – del pontefice. Possiamo quindi già intravedere la lotta per il primato tra papato e impero.
L’impero carolingio e il Sacro Romano Impero di Ottone: le differenze
L’incoronazione di Ottone I a imperatore nel 962 sembra coincidere con la riedificazione del vecchio impero carolingio nella nuova forma del Sacro Romano Impero. Tuttavia, è certamente vero che vi sono significative differenze. Innazitutto il centro di potere si è spostato dal regno di Franchi alla Germania e all’Italia. Tutti gli Ottoni saranno abbastanza occupati a scendere in Italia a risolvere qualche problema a Roma come pure a sedare qualche insurrezione di nobili. Un’altra importante differenza è il rapporto con il feudalesimo. Se negli anni di Carlo Magno questa organizzazione politica, sociale ed economica era ai suoi esordi, duecento anni più tardi, nel periodo degli Ottoni, è perfettamente affermato ed integrato. Prova ne è la questione dei vescovi-conti. Questa poi rimanda anche ad un’ulteriore differenza tra l’impero carolingio e quello ottoniano, ovvero il rapporto con la Chiesa.
Slide – Parte 1
Slide – Da Enrico I di Sassonia a Ottone I
Video-lezione – Parte 1
Ottone II – 973-983
Ottone muore nel 973, e gli succede il figlio Ottone II, sposato con la principessa bizantina Teofano l’anno precedente. Si trova ad affrontare tutta una serie di problemi che il padre aveva affrontato, i soliti per ogni imperatore. In Baviera il duca si ribella, mentre Danesi e Slavi avanzano verso la Germania.
Problemi sorgono anche a Roma, dove un esponente della nobiltà, Crescenzio, ha guidato un’insurrezione che ha portato alla deposizione papale. Ottone II arriva a Roma e ripristina lo status quo (980).
Gli ultimi problemi riguardano infine il Mezzogiorno d’Italia. Qui la minaccia araba si fa sempre più pressante. L’emiro della Sicilia, Abū l-Qāsim ʿAlī, intensifica le incursioni verso la Calabria e la Puglia. Ottone II, con l’esercito imperiale e un contingente di Longobardi, muove verso la Calabria per affrontare le truppe arabe. Si arriva così alla battaglia di Capo Colonna del 13-14 luglio 982. La battaglia sembra arridere alle forze imperiali, almeno all’inizio, dato che l’emiro stesso perde la vita in battaglia. Tuttavia gli Arabi sono capaci di rovesciare le sorti dello scontro, conseguendo un’importante vittoria. Ottone II morirà un anno dopo, nel 983, neppure trentenne.
Ottone III – 983-1002
Alla morte del padre, Ottone III non era che un giovinetto. Proprio per la sua giovane età, dal 983 al 996 il governo è di fatto affidato alla corregenza della madre Teofano e della nonna Adelaide. In questi anni la minaccia dei Danesi e degli Slavi si fa sempre più pressante. Lo stesso Ottone III deve, una volta raggiunta l’età per governare, occuparsi di questi problemi.
È utile spendere qualche parola sulla formazione del terzo esponente della dinastia. Suo tutore fu Gerberto d’Aurillac, un famosissimo studioso, che ebbe in sorte di diventare papa. Parimenti importante fu l’influenza del mistico Nilo di Rossano, che tuttavia andò a minare il realismo politico del sovrano. Infatti Ottone III inseguì l’idea di un impero universale cristiano, concependosi come un re sacerdote. Il problema è sempre rappresentato dalle forze centrifughe, onnipresenti a più livelli. Roma è di nuovo sconvolta da disordini: Giovanni Crescenzio, figlio del Crescenzio di cui si occupò Ottone II, aveva imposto un nuovo papa. Ottone III impone quindi il suo maestro, Gerberto d’Aurillac che assume il nome di Silvestro II5.
Al solito i duchi spingono per un’autonomia, soprattutto ora che il devoto monarca ha spostato la sua sede a Roma. Fuori dai confini dell’impero, Polonia e Ungheria, nuovi regni sorti e cristanizzati dove prima c’erano popolazioni barbariche, vogliono conservare la loro indipendenza. L’Ungheria in particolare è stata cristianizzata dal re Stefano e per questo riceve dal papa la corona d’Ungheria e viene santificato. Il problema, in buona sostanza, è che i confini dell’impero non coincidono con quelli del cristianesimo, tendenza che già era insita nell’istituzione dei i vescovi-conti. Ottone III morirà nel 1002, un anno dopo l’ennesima ribellione romana.
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