Il Giappone tra 1850 e il 1905: la modernizzazione

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In questo articolo analizziamo l’ammodernamento del Giappone nella seconda metà dell’Ottocento sino alla guerra con la Russia nel 1905.

Una società feudale

Sino alla prima metà dell’Ottocento, il Giappone rimase sostanzialmente un Paese organizzato secondo principi simili a quelli feudali. Al vertice della società cinese, almeno simbolicamente, vi era l’imperatore, considerato un Dio da tutto il popolo. Tuttavia, l’imperatore di fatto non esercitava alcun potere.  Era lo shogun, il capo militare, ad essere di fatto, la carica che esercitava concretamente il potere. Nella prima metà dell’Ottocento questa carica era ricoperta, da ben due secoli, da esponenti della famiglia Tokugawa. Infatti,  gli anni tra il 1603 e e il 1868 sono gli anni del periodo Tokugawa (o periodo Edo).

Lo shogun aveva al suo seguito la piccola nobiltà guerriera, quella dei samurai. La grande nobiltà terriera era invece rappresentata dai daimyo, 250 vassalli dello shogun. Il resto della popolazione si occupava per lo più di agricoltura, in particolar modo di riso, molto spesso accettata anche come moneta di scambio.

 

La rottura dell’isolamento e la caduta dello shogun – 1853-1868

A costringere il Giappone ad una persistente arretratezza vi era anche il suo isolamento (sakoku) rispetto al mondo, un isolamento che può definirsi volontario perché gran parte dei Giapponesi mal tolleravano gli stranieri. Questo isolamento si sciolse soltanto nel 1853, in particolar modo l’8 luglio. In quella data quattro mercantili americani approdarono sulle coste nipponiche della Baia di Uraga. Gli Americani – e di lì a poco anche Francese e Inglesi – imposero l’apertura dei rapporti commerciali. Nel 1858 lo shogun fu costretto a firmare una serie di accordi commerciali passati alla storia come i Trattati ineguali. Lo scopo di questi trattati fu quello di favorire commercialmente gli Stati occidentali, anche a detrimento della sovranità giapponese.

Nei successivi dieci anni l’apertura al commercio con gli altri Paesi sconvolse l’economia giapponese. Circa novanta rivolte contadine sconvolsero il Giappone mentre il lo shogunato si avviava verso un inesorabile declino. Si arrivò così al 1868 i cui le forze militari dei diversi daymio occuparono Kyoto, causando così la caduta dello shogun.  L’imperatore Mutsuhito poteva così aprire l’epoca della restaurazione Meiji, ovvero l’epoca del governo illuminato.

La restaurazione Meiji

L’epoca della restaurazione Meiji fu effettivamente rivoluzionaria. In particolare si trattò di una rivoluzione dell’alto, guidata dallo stesso imperatore che in qualche decennio portò il Giappone a diventare a pieno titolo una potenza del Novecento.

Solo tre anni dopo la caduta dello shogun, i Giapponesi ottenevano l’uguaglianza giuridica. Si abolì il feudalesimo, mentre si divideva il Giappone in unità amministrative dette prefetture. Si procedette anche allo smantellamento dei latifondi, promuovendo la piccola e media nobiltà terriera e si ripagarono i daymio con i titoli di stato. Particolare importanza ebbe il viaggio, avvenuto tra il 1871 e il 1873, di una delegazione giapponese negli Stati Uniti e in Europa. Questo viaggio, compiuto da 107 individui, fu l’occasione per il Giappone di imparare la natura e il funzionamento delle moderne istituzioni e tecnologie occidentali.

Come scrive Sergio Romano1:

Come in un grande supermercato, i Giapponesi ispezionarono tutte le mercanzie e scelsero quel che meglio si adattava alle loro esigenze: dalla Germania [….] l’organizzazione dell’esercito; dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti […] quella della flotta; dalla Francia, l’apparato amministrativo secondo il sistema dei prefetti. E dall’Occidente in generale il sistema metrico decimale, il calendario gregoriano, la coscrizione obbligatoria, i censimenti, il servizio postale, l’utilizzo dell’oro come standard finanziario.2

La Guerra russo-giapponese – 1904-1905

La modernizzazione del Giappone ebbe delle conseguenze importanti anche relativamente ai rapporti con gli altri Paesi e questo in particolare sia per la Cina che per la Russia. Già nel 1894 scoppiò la guerra con la Cina che il Giappone vinse in appena un anno, ottenendo così il controllo della Corea.

L’interesse giapponese si spostò poi verso la Manciuria e verso Port Arthur, una base navale controllata dai Russi. Dopo difficili quanto inutili negoziazioni, nel febbraio 1904 scoppiò il conflitto russo-giapponese. Tale conflitto ebbe come esito una disastrosa sconfitta russa sia nella battaglia di Mukden, sia nella battaglia navale di Tsushima.

La Guerra russo-giapponese
La Guerra russo-giapponese – Fonte: Storia Digitale Zanichelli

Le conseguenze della guerra

La Guerra russo-giapponese è il primo conflitto in cui uno Stato orientale sconfigge una potenza occidentale. Come tale, suscitò grande scalpore e preoccupazione in Europa. In particolare, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia, che prima temevano l’espansionismo russo, ora sentono di dover agire per contenere i giapponesi. Un ottimo risultato diplomatico fu ottenuto grazie al presidente statunitense Theodore Roosvelt, mediatore di un trattato di pace a siglato Portsmouth con il quale il Giappone si impegnava a non espandersi ulteriormente nella Manciuria meridionale3. Per quanto invece riguarda la Russia, la pesante sconfitta subita contro il Giappone innescherà una crisi sociale che culminerà con la rivoluzione del 1905.

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