In questo articolo trattiamo la crisi di fine secolo in Italia, ovvero il quinquennio tra il 1896-1901 culminato con l’assassinio di Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci.
Indice
Il governo Rudinì – 1896-1898
Nel precedente articolo abbiamo trattato la fine del governo crispino in seguito alla disfatta di Adua nel 1896. A Crispi successe Rudinì1, esponente della Destra Storica.
Nel frattempo, i disordini sociali, contro i quali Crispi aveva rivolto la sua azione repressiva, continuavano. Rudinì scelse la via moderazione, concedendo l’amnistia a diversi capi dei Fasci siciliani. Questo, tuttavia non bastò. Le elezioni del 1897 videro l’avanzata di radicali e socialisti, mentre gli industriali e i grandi latifondisti chiedevano al governo di rinnovare la repressione sociale.
I moti di Milano – 6-9 maggio 1898 e fine del governo Rudinì
Nel maggio nel 1898, tutto il Paese fu attraversato da una serie disordini e scioperi2. Tra tutti questi moti spiccano, per tragicità, quelli di Milano, tra il 6 e il 9 maggio. Una folla si era raccolta per protestare contro il rincaro del pane e l’esercito regio, guidato dal generale Bava Beccaris, sparò sulla folla provocando, stando alle stime ufficiali, 80 morti. Proprio per questo eccidio, Bava Beccaris fu poi insignito dal Umberto I con la croce di Grand’Ufficiale dell’ordine militare dei Savoia. Certamente questa onorificenza causò un ulteriore ondata di malcontento. Rudinì non vide altra via se non quella dello scioglimento delle Camere e l’indizione di nuove elezioni.
Da Pelloux a Zanardelli: la crisi di fine secolo
Pelloux – 1898-1900
Umberto I non accettò lo scioglimento delle Camere e la fine della legislatura. Il re assegnò quindi al generale Pelloux di formare un nuovo governo. Sin da subito Pelloux mostrò un’indole repressiva. Presentò dei disegni di legge che avrebbero fortemente limitato le libertà civili fondamentali, come quella di stampa e di associazione. Tra le proposte di legge del generale vi era anche la limitazione del diritto allo sciopero. Tuttavia, queste proposte rimasero tali per la fortissima opposizione parlamentare di repubblicani e socialisti.
Il brevissimo governo Saracco e l’omicidio di Umberto I – 1900-1901
Alle elezione del giugno del 1900, repubblicani e socialisti, proprio le forze che più avevano avversato la politica illiberale di Pelloux, registrarono un certo successo. Un nuovo governo fu formato da Giuseppe Saracco, un uomo moderato, ma il governò durò poco più di sei mesi. Già il 29 luglio accadde un fatto straordinario. Il trentaduenne Gaetano Bresci, un anarchico emigrato negli Stati Uniti, fa ritorno in Italia e, a Monza, uccide con un colpo di pistola Umberto I, per vendicare i fatti di Milano. Si giunge così alla punta della crisi di fine secolo.
Al trono sale dunque Vittorio Emanuele III, mentre nel febbraio del 1901 Saracco si dimette e Zanardelli forma un nuovo governo. A Zanardelli subentrerà poi Giolitti.