In questo articolo trattiamo il processo che, nella seconda metà dell’Ottocento, ha portato all’unificazione della Germania con Otto von Bismarck.
Indice
La crescita economica della Prussia – 1850-1870
La rivoluzione mancata del 1848 non aveva cancellato le spinte unitarie e nazionalistiche tedesche. La Prussia, lo Stato tedesco più avanzato, infiammata da un profondo patriottismo. In quegli anni lo Stato prussiano conobbe anche una profonda crescita economica. Tale crescita economica si doveva all’industrializzazione e allo sfruttamento delle risorse naturali, in particolare i grandi giacimenti carboniferi e metallurgici della regione della Ruhr. Grazie a queste risorse la Prussia potette sviluppare, in pochi decenni, un’importante rete ferroviaria, praticamente inesistente sino agli anni Quaranta.
Un ulteriore motivo di crescita fu la nascita, nel 1834, dello Zollverein, un’unione doganale liberista che coinvolge la Prussia, tutti gli altri stati tedeschi, ad eccezione dell’Austria. Grazie allo Zollverein i vari Stati tedeschi potevano comprare dal vicino le merci che non erano in gradi di produrre.
Anche nell’agricoltura si introdussero innovazioni e nuove tecnologie. Sebbene si avesse bisogno di minore manodopera, la forza lavoro agricola fu riassorbita dall’emergente ramo industriale. In questi anni si assistente anche ad un cambiamento nell’istruzione superiore. Considerata infatti la crescente industrializzazione, era necessario formare nuovi intellettuali con forti competenze tecnico-scientifiche.
La politica di potenza
Gli Junker e l’esercito
In Prussia. del resto, stava accrescendo la sua importanza la classe borghese. La classe più importante – alla quale apparteneva anche Bismarck – era quella degli Junker1, i grandi e aristocratici proprietari terrieri. Il processo di unificazione, come vedremo, si legò certamente più all’aristocrazia conservatrice, milistarista e illiberale, che a ideologie di matrice intellettuale e borghese.
Prova del carattere militarista degli Junker, appoggiati dal nuovo re Guglielmo I, fu la riforma dell’esercito avanzata nel 1860 dal generale Albrecht von Room. In base a questa riforma l’obbligo di leva veniva innalzato a tre anni e l’esercito raddoppiava di dimensioni. I capi militari erano del resto tutti esponenti dell’aristocrazia terriera. La Prussia dell’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento era pertanto una vera e propria macchina da guerra pronta per essere avviata. Solo la maggioranza liberale del Parlamento prussiano continuava a rimandare ulteriori finanziamenti all’esercito.
Sangue e ferro
Tuttavia, l’avvio della macchina da guerra prussiana non tardò molto. Il 22 settembre 1862 Guglielmo I nomina cancelliere il principe Otto Von Bismarck, esponente di spicco degli Junker. Dopo appena una settimana (30 settembre) Bismarck pronunciò in parlamento il famoso discorso Sangue e Ferro (Blut und Eisen). Ecco un estratto della conclusione del discorso:
La posizione della Prussia in Germania non sarà determinata dal suo liberalismo ma dalla sua potenza […] La Prussia deve concentrare la sua forza e tenerla per il momento favorevole, che è già venuto e andato diverse volte. Sin dai trattati di Vienna2, le nostre frontiere sono state mal designate a favore di un corpo politico sano. Non con discorsi, né con le delibere della maggioranza si risolvono i grandi problemi della nostra epoca – questo fu il grande errore del 1848 e del 1849 – ma col ferro e col sangue.
Questo discorso inaugura anche la famosa Realpolitik bismarckiana. Definiamo il termine Realpolitik di seguito.
Realpolitik |
Il termine indica un tipo di politica condotta secondo criteri pragmatici ed utilitaristici, in opposizione con una politica condotta cercando di conseguire scopi ideali. Il termine compare per la prima volta nello scritto Grundsätze der Realpolitik, angewendet auf die staatlichen Zustände Deutschlands (Principi di Politica pratica: un’applicazione nel contesto degli Stati Tedeschi), 1853, di August Ludwig von Rochau. |
Tale politica pragmatica accompagnò sempre Bismarck. Se da un lato infatti poteva godere del pieno appoggio degli Junker, dell’esercito e di Guglielmo I, dall’altro seppe accattivarsi anche i favori della borghesia e del popolo. Per la prima, nonostante, Bismarck fosse illiberale e la sua opera di governo oppressiva, emanò provvedimenti a liberistici. Riuscì poi ad unificare il secondo sotto l’egida del nazionalismo tedesco.
Le Guerre e l’unificazione
La Guerra dei Ducati contro la Danimarca – gennaio-luglio 1864
La politica di potenza di Bismarck mirante alla formazione di uno Stato tedesco unitario a trazione prussiana trovò una prima applicazione nella Guerra dei Ducati contro la Danimarca. Alla Danimarca il Congresso di Vienna aveva assegnato due Ducati, lo Schleswig e l’ Holstein. L’importanza di questi Ducati era legata a due elementi: erano abitati da popolazione di lingua tedesca ed avevano un gran valore strategico, trovandosi tra il mare del Nord e il mar Baltico. Bismarck cercò quindi un’alleanza con l’Austria, in modo da evitare possibile ingerenze straniere. L’esercito prussiano sconfisse facilmente quello danese (febbraio-luglio 1864), e lo Schleswig e l’Holstein andarono rispettivamente alla Prussia e all’Austria.
Guerra austro-prussiana – luglio-agosto 1866
Era tuttavia evidente che il conflitto tra Prussia ed Austria fosse imminente, nonché sin dagli inizi tra le mire del cancelliere di ferro. Appena due anni dopo infatti, con il pretesto di scontri amministrativi tra gli ex ducati danesi, sia pare lo scenario della Guerra austro-prussiana3. La guerra contro l’Austria fu molto breve: durò appena un mese, tra giugno e luglio del 1866 e fu segnata dalla pesante sconfitta austriaca nella battaglia di Sadowa, in Boemia (3 luglio 1866). A questa sconfitta fece seguito la pace di Praga del 23 agosto 1866. Con questa pace la Prussia di Bismarck muoveva i primi importanti passi verso l’unificazione:
- la fine della Confederazione germanica, per come era stata disegnata dal Congresso di Vienna, ovvero in funzione filoasburgica;
- l’annessione per la Prussia di entrambi i ducati danesi, ma anche di altre importanti regioni e città, come l’Assia, Hannover, Francoforte, il ducato di Nassau;
- l’indebolimento dell’Austria;
- La formazione di una Confederazione Tedesca del Nord, che diventa un vero e proprio stato federale nel 1867, a guida prussiana, e una Confederazione Tedesca del Sud, unita a livello doganale e alleata militarmente alla Prussia, seppur indipendente.
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La guerra franco-prussiana – 19 luglio 1870 – 10 maggio 1871
Verso la fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, nell’Europa continentale, la Prussia riesce ad emergere come una delle due più grandi potenze. L’altra è la Francia di Napoleone III, il nipote di quel Napoleone che tante volte aveva umiliato la Prussia nei primi anni dell’Ottocento. Bismarck è cosciente della necessità della guerra con la Francia e preme per essa. Come egli stesso scriverà nelle sue memorie:
Di fronte al contegno della Francia, ci costringeva alla guerra […] il sentimento dell’onore nazionale; e se non avessimo reso giustizia alle esigenza di codesto sentimento, avremmo perduto, quanto al compimento del nostro sviluppo nazionale, tutto il vantaggio avuto nel 1866.
Al conflitto si giunse in occasione di una crisi dinastica in Spagna nel 1868. Tale crisi occorse poiché la Spagna fu attraversata da una rivoluzione che si concluse con la caduta Isabella II. Il Parlamento di Madrid aveva poi offerto il trono a Leopoldo di Hohenzollern, parente di Guglielmo I. La possibilità di un sovrano prussiano nella confinante Spagna destò la preoccupazione di Napoleone III. L’espansionismo aggressivo esibito dalla Prussia, l’interesse per le ricche regioni dell’Alsazia e della Lorena, erano buoni motivi affinché Napoleone III sottoscrivesse alleanze con la Russia e l’Austria, per evitare di essere accerchiato.
Il dispaccio di Ems – 13 luglio 1870
Guglielmo I, a seguito delle pressioni di Napoleone III, ritirò la candidatura di Leopoldo, ma, in seguito alla pressioni da parte dell’ambasciatore francese di Berlino, Vincent Benedetti, affinché formalizzata la rinuncia prussiana, il re emano un dispaccio mentre si trovava ad Ems, località termale della Germania centro-occidentale.
In quel telegramma il sovrano prussiano affermava, che pur non avendo acconsentito a ritirare la candidatura di Leopoldo, non avrebbe accettato ulteriori pressioni. Bismarck, dal canto, suo, ne fece pubblicare sui giornali berlinesi (13 luglio 1870) una versione ridotta, in cui, in sostanza, i modi di Guglielmo I appaiono così lontani dalla tipica formalità, da apparire oltremodo provocatori: Guglielmo I avrebbe fatto cacciare l’ambasciatore da un suo aiutante, come se Benedetti fosse stato uno scocciatore qualunque. Il telegramma di Ems diventò proprio casus belli tra Francia e Prussia, creato e fornito magistralmente da Bismarck.
Per leggere il testo completo del telegramma, come pure la versione ridotta fatta pubblicare da Bismarck clicca qui. Per leggere le memorie sull’episodio del Cancelliere clicca qui.
La rapida sconfitta francese a la nascita della Terza Repubblica
Il resoconto degli avvenimenti, per come era stato pubblicato da Bismarck, suscitò un’ondata di sdegno e di conseguente nazionalismo in Francia. Napoleone si decise a dichiarare guerra una settimana dopo il dispaccio, il 19 luglio 1870. La Francia entrava in (una inaspettata) guerra senza la dovuta preparazione. La Prussia bismarckiana, dal canto suo, caldeggiava il conflitto contro la Francia. Come ricorda lo stesso cancelliere:
Feci molte domande a Moltke4 per conoscere quanta fiducia egli avesse nei nostri preparativi e il tempo che essi richiedevano ancora per poter far fronte all’improvviso pericolo di guerra. Egli rispose che […] ben presto […] saremmo pronti alla guerra assai più dei Francesi. […] rispose che egli […] riteneva più vantaggioso per noi un rapido scoppio della guerra, che non un indugio.
La guerra quindi contro, almeno stando alle memorie del Cancelliere, doveva essere iniziata e condotta in fretta, per approfittare dell’impreparazione francese. E del resto, sotto la guida di Moltke, la guerra franco-prussiana si svolge effettivamente in tempi rapidi, portando i Francesi al disastro. I Prussiani travolsero i Francesi prima a Metz e poi a Sedan (2 settembre 1870) dove Napoleone III fu fatto prigioniero5. Due giorni dopo, il 4 settembre del 1870, in Francia cade il Secondo impero e nasce così la Terza Repubblica.
La nascita del Secondo Reich
La guerra si protrasse almeno sino al gennaio del 1871. Parigi, dopo un assedio che i Francesi non riuscirono a rompere, fu presa dai Prussiani e, proprio a Versailles, il 18 gennaio 1871, i principi tedeschi dichiaravano la nascita dell’Impero Tedesco, ovvero il Secondo6 Reich, mentre Guglielmo I diventava conseguentemente imperatore (Kaiser7). Le regioni della Confederazione del Sud si unirono alla Confederazione del Nord e, a tutti gli effetti, in Europa era nato un nuovo Stato, la Germania, pesantemente armato ed industrializzato.
L’armistizio, e dunque la fine ufficiale della guerra, fu firmato il 28 gennaio 1871. La Germania – di cui a questo punto possiamo parlare non più solo come una regione, ma come un vero e proprio Stato – impose una pesante riparazione di guerra e l’occupazione del territorio francese fino all’avvenuto pagamento di questa. Otteneva poi le tanto desiderate regioni dell’Alsazia e della Lorena, regioni che rappresenteranno il principale pomo della discordia tra Francia e Germania nei decenni a venire.
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