In questo articolo trattiamo il pensiero del filosofo razionalista e matematico francese Blaise Pascal (1623-1662), sostenitore di una filosofia esistenzialistica e fideistica.
Indice
Biografia ed Opere
Biografia
Opere
Titolo originale | Titolo tradotto | Anno di pubblicazione |
Essai pour les coniques | Saggio sulle coniche | 1642 |
Expériences nouvelles touchant le vide | Nuove esperienze riguardanti il vuoto | 1647 |
Préface sur le Traité du vide | Prefazione sul Trattato del vuoto | 1651 |
Le triangle arithmétique | Il triangolo aritmetico | 1654 |
Mémorial | Memoriale | 1654 |
Les lettres provinciales | Lettere provinciali | 1656-1657 |
De l’esprit géométrique | Sullo spirito geometrico | 1657 |
Élément de géométrie | Elementi di geometria | 1657 |
L’art de persuader | L’arte di persuadere | 1657 |
De l’équilibre des liqueurs | Sull’equilibrio dei liquidi | 1663 (postuma) |
De la pesanteur de l’air | Sulla pesantezza dell’aria | 1663 (postuma) |
Les pensées | Pensiero | 1670 (postuma) |
Il senso della vita e il divertissement
Il punto di partenza della riflessione pascaliana – che connota come esistenzialista il pensiero dell’autore francese – è la domanda circa il senso della vita. Lo stesso Pascal esprime bene questa domanda nei Pensieri:
Non so chi mi abbia messo al mondo, né cosa sia il mondo, né cosa sia io stesso. Sono in un’ignoranza spaventosa di tutto […] mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove […] Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte che non posso evitare.1
Si evince così che il problema più profondo per l’uomo sia proprio rispondere alle suddette domande che sono fondamentali. Come scrive lo stesso Pascal tali domande:
[…] ci interessano talmente, ci riguardano così profondamente, che bisogna aver smarrito ogni sentimento per trascurare di venirne in chiaro.2
L’autore quindi giudica mostruoso l’atteggiamento che ignora tali domande. Tuttavia, tale atteggiamento di oblio verso le suddette questioni è ciò che l’uomo generalmente intraprende. In altri termini:
Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno creduto meglio, per essere felici, di non pensarci.3
Ma qual è la modalità attraverso la quale avviene questa mostruosa dimenticanza? Essa è il divertissement, che definiamo di seguito.
Divertissement |
Nella filosofia di Pascal, si intende con divertissement l’occuparsi delle faccende quotidiane, impiegando le proprie risorse mentali nel perseguire i vari scopi personali e/o sociali. Il divertissement pertanto non è che la distrazione dalle le domande davvero importanti, esistenziali, come pure, secondo l’Autore, la più grande delle miserie dell’uomo. Etimologicamente il termine deriva dal latino de vertere, ovvero spostare da, volgere lontano da. |
I limiti della scienza e le ragioni del cuore
Alle suddette domande esistenziali, Pascal ritiene che la scienza non abbia la possibilità di rispondere. Ciò è dovuto ai limiti della scienza stessa. Il filosofo individua tre limiti della scienza:
- Il primo limite è il necessario ricorso all’esperienza. La scienza non può, dato il suo carattere sperimentale, fare a meno dell’esperienza. Tuttavia l’esperienza limita la ragione, e tutte quelle domande esistenziali si pongono oltre il confine sancito dall’esperienza, che è pure il limite della scienza.
- Il secondo limite è rappresentato dal fatto che, oltre che dall’esperienza, la scienza è legata anche alle sue nozioni e principi primitivi. Le nozioni e i principi primitivi di essa infatti, pur essendo necessarie, non permettono di risalire alle cause più profonde. Oltre tali nozioni e principi si rischia solo un regresso all’infinito, che tuttavia non scalfisce le domande esistenziali.
- Il terzo limite è il fatto che Pascal, proprio perché le risposte e le spiegazioni scientifiche non lambiscono neppure la superficie delle domande esistenziali – né possono -, allora la ricerca scientifica è una forma di divertissement. La libido sciendi, il piacere di sapere, non è troppo diverso da una distrazione. Del resto, come scrive lo stesso filosofo francese:
Vanità delle scienze. Nei giorni di afflizione, la scienza delle cose esteriori non varrà a consolarmi dell’ignoranza della morale; ma la conoscenza di questa mi consolerà sempre dell’ignoranza del mondo esteriore.4
Alle ragioni della scienza, che procede discorsivamente, Pascal opporrà le ragioni del cuore. Il cuore non va inteso in senso romantico o puramente sentimentale, ma come una vera e propria facoltà di tipo intuitivo. Grazie ad essa siamo in grado di:
- intuire i principi primi che stanno alla base dei discorsi e delle dimostrazioni;
- intuire gli aspetti più profondi, e pertanto esistenziali, della nostra vita;
- rapportarsi alla divinità.
Esprit de géométrie ed esprit de finesse
La distinzione tra la ragione scientifica e le ragioni del cuore riportano alla distinzione pascaliana tra esprit de géométrie (spirito di geometria) e esprit de finesse (spirito di finezza).
Esprit de géométrie | Esprit de finesse |
Con questo termine Pascal indica la ragione scientifica che procede attraverso dimostrazioni e ha per oggetto i fenomeni della realtà naturale e gli oggetti astratti della matematica. | Con questo termine Pascal indica le ragioni del cuore, che procedono in maniera intuitiva ed hanno per oggetto i misteri dell’esistenza, della morale e della religione. |
Come si è affermato, sembrerebbe dunque che il cuore abbia anche una valenza teoretica. Esso infatti presenta la forza e l’evidenza dei principi primi della scienze. Così Pascal chiarisce questo rapporto:
Noi conosciamo la verità, non solamente con la ragione, ma anche con il cuore; è in quest’ultimo modo che noi conosciamo i primi principi ed è invano che il ragionamento, che non vi ha parte, cerca di impugnarli. […] Sappiamo di non sognare: quale che sia l’incapacità nostra di provarlo con la ragione; questa incapacità dimostra solo la debolezza della nostra ragione, ma non l’incertezza di tutte le nostre conoscenze, come essi pretendono. Perché la conoscenza dei primi principi, come l’esistenza dello spazio, del tempo, del movimento, dei numeri è altrettanto salda che qualsiasi di quelle che i nostri ragionamenti ci procurano. Ed è su questa conoscenza del cuore e dell’istinto che la ragione deve fondarsi, e fondarvi ogni suo discorso. Il cuore sente che vi sono tre dimensioni nello spazio, e che i numeri sono infiniti; e la ragione dimostra poi che non vi sono due numeri quadrati l’uno dei quali sia il doppio dell’altro. I principi si sentono, le proposizioni si dimostrano […]5
La paradossalità dell’uomo, la metafilosofia e ragionevolezza del cristianesimo
La criticità esistenziale dell’uomo rimane quindi aperto, e la finestra da cui scorgiamo tale criticità è appunto il cuore. Pascal parla della condizione umana come caratterizzata dalla paradossalità: da un lato l’uomo è fragile, misero, dall’altro tuttavia, l’uomo cerca i valori più alti, pur essendo cosciente della sua stessa miseria. Celeberrimo è il seguente passo dei Pensieri, nel quale il filosofo francese paragona l’uomo ad una canna pensante:
L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E’ in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire.6
La filosofia, secondo Pascal, ha sempre trattato in maniera riduttiva questa paradossalità. Si è concentrata sempre solo e soltanto su uno degli aspetti del paradosso, trascurando l’altro. Ha affermato la grandezza umana dimenticando la sua miseria, o viceversa. Questa riflessione sulla filosofia è pertanto già una metafilosofia. Come egli scrive:
[…] beffarsi della filosofia è filosofare davvero.7
La ragionevolezza del cristianesimo risiede nel superare i limiti della filosofia, e dare una spiegazione della duplicità della natura umana. Il cristianesimo infatti, tramite la dottrina del peccato originale, mostra all’uomo al sua condizione di essere caduto, o come scrive Pascal, roi déchu (re decaduto).
La scommessa su Dio
Uno degli argomenti più dibattuti della filosofia di Pascal è certamente quello della scommessa su Dio. Tale argomento rafforza il connotato fideistico del pensiero del filosofo francese. Vogliamo riassumere lo schema della promessa nella seguente tabella:
Dio esiste | Dio non esiste | |
Scommessa a favore dell’ esistenza di Dio | Si guadagna un bene infinito, ovvero l’eterna beatitudine | Si perde un bene finito, ovvero i piaceri mondani |
Scommessa contro l’esistenza di Dio | Si perde un bene infinito, ovvero l’eterna beatitudine | Si guadagna un bene finito, ovvero i piaceri mondani |