Il pensiero pedagogico di Dewey

Dewey cover

In questo articolo trattiamo il pensiero pedagogico del filosofo e pedagogo statunitense John Dewey (1859-1952), illustrando le sue principali opere.

Le opere principali di Dewey

Riassumiamo nella seguente tabella le opere di Dewey che tratteremo in questo articolo.

Il mio credo pedagogico 1897
Scuola e società 1899
Democrazia ed educazione 1916
Esperienza ed educazione 1938

Gli articoli de Il mio credo pedagogico

Nell’opera Il mio credo pedagogico Dewey individua cinque articoli fondamentali sull’educazione che elenchiamo e commentiamo di seguito.

  1. L’educazione è un percorso graduale di accesso con le risorse intellettuali e morali che l’Umanità ha conquistato nel corso della storia. L’educazione è costituita da due elementi fondamentali: quello psicologico e quello sociologico. L’elemento psicologico serve ad individuare i bisogni e il potenziale dei discenti. Quello sociologico serve a delineare in che modo la società influenzi le caratteristiche e le attitudini del discente.
  2. La scuola è il luogo nel quale il discente impara ad esser parte attiva della società e a contribuire per il suo progresso. In questo senso Dewey afferma: Education is not preparation for life; education is life in itself.
  3. I contenuti dell’educazione sono trasmessi mediante le attività sociali del fanciullo e mediante l’esperienza.
  4. Il metodo educativo non si può basare solo soltanto sulla trasmissione attiva e sulla ricezione passiva. Infatti, è tipico dei fanciulli l’impulso all’agire, di cui il metodo educativo deve tenere conto.
  5. Il progresso sociale trova nella scuola e nell’educazione la sua conditio sine qua non. Implementare una qualsiasi legislazione è inutile, se la società non è educata abbastanza da comprenderla ed accoglierla.

 

Scuola e società

In quest’opera Dewey indaga le caratteristiche delle scuole attive nelle società democratiche. Ora, secondo il pedagogo americano, i fanciulli sono pieni di impulsi e tendono all’azione. Il compito dell’insegnante è quello di canalizzare tali impulsi, in modo che essi siano indirizzati ad attività educative a cui il discente sarà effettivamente interessato. In particolare, la scuola deve creare al suo interno una piccola comunità sociale che rappresenti un modello, certamente semplificato, della società. In questa società scolastica, il sapere teorico viene sempre accompagnato da quello pratico-esperienziale e dai coinvolgimento nelle attività pratiche.

Importante è anche il lavoro. L’attenzione della scuola attiva per il lavoro non è dovuta soltanto alla necessità di insegnare al discente i rudimenti di una professione. Anzi, la riflessione sul lavoro e l’attività lavorativa servono a comprendere i risvolti e gli aspetti storici, geografici e scientifici del lavoro.

Democrazia ed educazione

In quest’opera il pedagogo statunitense traccia il forte legame tra l’educazione – e quindi la scuola – e la democrazia. Quest’ultima, caratterizzata dal pluralismo, vive e prospera poiché permette ad ognuno di dare un contributo significativo alla società. La democrazia, essendo un sistema dinamico, offre a tutti la possibilità di una partecipazione in base alle proprie attitudini e potenzialità. Questo proprio perché questa forma di governo presenta elementi, come l’indipendenza della giustizia dal potere e il suffragio universale, che sono le condizioni di possibilità per l’espressione di ciascuno.

Fondamentale per la democrazie è poi la comunicazione. La comunicazione è uno strumento educativo, dato che, mediante essa, è possibile trasferire la conoscenza e moltiplicare le esperienze a cui si ha accesso.

I regimi totalitari non consentono infatti a ciascuno di esprimere il proprio potenziale e le proprie attitudini. Solo ad una ristretta élite ciò è concesso, mentre la diversità della restante parte è schiacciata dall’omologazione. Anche la comunicazione è mortificata nei regimi totalitari, dato che essi sono caratterizzati dal totale controllo ed eventuale censura della libera espressione.

Learning by doing di Dewey

Sempre nell’opera Democrazie ed educazione, Dewey parla del learning by doing (imparare facendo). Come si può intuire, questo principio si collega agli articolo 3 e 4 de Il mio credo pedagogico. Il pedagogista infatti afferma che le sole lezioni frontali non riescono a far sì che la conoscenza diventi un bagaglio esperienziale per il discente. Ne segue la necessità di un apprendimento anche pratico-esperienziale, che permette lo sviluppo della creatività, del coinvolgimento e della motivazione degli studenti.

Esperienza ed educazione progressiva secondo Dewey

In quest’opera Dewey risponde ad alcune critiche sul ruolo educativo dell’esperienza. Al contempo egli matura e approfondisce il concetto stesso di esperienza. Il filosofo parte dalla distinzione tra:

  • Scuole tradizionali, che sono immutabili nei loro programmi standardizzati, in cui i contenuti vengono impartiti attraverso libri e lezioni frontali. In questo tipo di scuole il docente è l’autorità principale e gli studenti ricevono passivamente i contenuti. In questo tipo di scuola non vi è attenzione verso le caratteristiche peculiari del singolo discente.
  • Scuole nuove, o scuole attive. In esse l’educazione non è statica, ma progressiva. In altri termini si seguono le esigenze specifiche dei singoli allievi. Tipico di queste scuole è seguire il metodo scientifico: si parte dall’esperienza per arrivare ad una formulazione teorica del contenuto. I programmi e gli insegnamenti non sono statici e predefiniti, ma adattabili e flessibili.

Esperienze significative e i loro principi

Non qualsiasi esperienza, tuttavia, concorre all’educazione del fanciullo. Alcune infatti generano noia e stanchezza. Affinché un’esperienza sia significativa e positiva (abbia cioè un valore educativo), essa deve rispondere ai seguenti principi:

  • Continuità: ogni esperienza deve essere propedeutica alla successiva, ogni esperienza deve essere legittimata dalla precedente.
  • Crescita o crescenza: ogni esperienza deve poter far crescere il discente, ovvero deve migliorare le sue abilità e renderlo capace di agire con più efficacia e sicurezza nel mondo circostante, come pure generare le condizioni per una nuova crescita.
  • Interazione: ogni esperienza si compone di due elementi. Quelli oggettivi, tipici della situazione nella quale il discente viene posto, e quelli soggettivi, che sono le peculiarità e le attitudini del discente stesso.

 

Il ruolo dell’insegnante non è quindi quello di trasmettere una conoscenza preconfenzionata e standardizzata, bensì quello di costruire esperienze che seguano questi principi. Deve, inoltre, conoscere i propri studenti e adattare quelle esperienze con le attitudini e le motivazioni del singolo discente. Questo comporta che il docente debba avereuna formazione molto vasta e duttile.

 

 

 

 

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