In questo articolo parliamo del metodo CLIL (Content Language Integrated Learning) e di QCER (Quadro comune di riferimento europeo per le lingue).
Indice
Origini e scopi del CLIL
Le origini del CLIL si possono far risalire al Consiglio di Barcellona del 2002, nel quale i vari capi di Stato dell’Unione Europea hanno convenuto sul desiderio di migliorare le competenze linguistiche di base. Nello specifico è stato espresso il desideratum che sin dall’infanzia si apprendessero almeno due lingue straniere.
Il CLIL, cioè l’Apprendimento Integrato di Lingua e Cultura, è stato proprio scelto per conseguire quest’obiettivo. Esso pone l’accento sull’utilizzo di una lingua straniera per veicolare i contenuti disciplinari attraverso un’esperienza del tutto simile allo studio in un’altra lingua, diversa dalla lingua madre. Importante per il CLIL è anche l’utilizzo dell’apprendimento collaborativo.
Il CLIL nella scuola italiana
CLIL nelle scuole
Il metodo del Content and Language Integrated Learning ha attuazione nella Scuola italiana con il riordino degli istituti tecnici e dei licei del 2010. In particolare:
- per quanto riguarda i licei (tutti, tranne il linguistico) e gli istituti tecnici, nell’ultimo anno di insegnamento l’insegnamento di una disciplina non linguistica avviene in una lingua straniera;
- per quanto riguarda i licei linguistici l’insegnamento di una disciplina non linguistica in una lingua straniera inizia già dal terzo anno. Da quarto anno in poi si aggiunge una seconda materia non linguistica insegnata in una lingua straniera.
Gli istituti professionali non prevedono necessariamente l’insegnamento CLIL. Esso può tuttavia essere attuato usufruendo delle ore di autonomia.
La formazione dei docenti sul CLIL
Questa metodologia poi non impatta solo e soltanto sugli studenti, ma anche sui docenti. Infatti l’art.14 del DM 249/2010, chiamato Regolamento per la formazione iniziale degli insegnanti, prevede un percorso di formazione per i docenti in questo metodo. Tali corsi, organizzati dalle Università su autorizzazione del MIUR, sono riservati ai docenti abilitati che abbiano almeno un Livello C11.
I corsi di formazione permettono di conseguire 60 CFU, prevedono almeno 300 ore di tirocinio e il superamento di un esame finale.
QCER – Il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue
Il QCER o Quadro comune di riferimento europeo per le lingue è un sistema mediante il quale si classifica il livello di abilità ottenuto nello studio di una lingua europea. Il inglese QCER si traduce con CEFR, cioè Common European Framework of Reference for Language.
La sua istituzione è dovuta al Consiglio d’Europa nel contesto del progetto Language Learning for European Citizenship sviluppato tra il 1989 e il 1996.
Il livelli del QCER
Nella seguente tabella riassumiamo i livelli del QCER. Come si può notare esistono 3 livelli, base, autonomia e padronanza, e, ad ogni livello, corrispondono poi due sottolivelli.
A | Livello Base | A1 | Base |
A2 | Elementare | ||
B | Livello Autonomia | B1 | intermedio o “di soglia” |
B2 | intermedio superiore | ||
C | Padronanza | C1 | avanzato o “di efficienza autonoma” |
C2 | padronanza della lingua in situazioni complesse |
Il Portfolio europeo delle lingue
Il Portfolio europeo delle lingue (detto anche PEL) è un documento che accompagna l’individuo nel suo percorso di studio di una o più lingue, una sorta di diario di viaggio su cui sono segnate le conquiste che compiamo quando iniziamo a imparare o miglioriamo le nostre competenze in una o più lingue.
Esso si compone di tre parti:
- Passaporto delle lingue;
- Biografia linguistica;
- Dossier.
Puoi trovare un approfondimento del PEL in questa pagina del MIUR.