In questo articolo trattiamo il pensiero dello psicologo evolutivo inglese John Bowlby (1907-1990), noto per la sua teoria dell’attaccamento.
Indice
Una prima versione della teoria dell’attaccamento
Bowlby si è interessato delle sviluppo psichico e sociale del bambino fino a un anno d’età. In particolare lo studioso si è interessato di analizzare lo speciale legame che il bambino nei primi mesi di vita ha con la madre (attaccamento o attachment). Egli individua quelle che definisce risposte istintuali primarie, ovvero reazioni istintuali innate o ereditata, che si distinguono da quelle secondarie, cioè quelle apprese.
Lo studioso individua 5 tipi di risposte istintuali primarie:
- succhiare;
- aggrapparsi;
- seguire;
- piangere;
- sorridere.
Le prime 3 risposte appartengono alla prima classe. In questa classe lo scopo della risposta è raggiunto anche se la risposta reciproca della madre è limitata o assente. Le altre due, piangere o sorridere, appartengono alla seconda classe, e raggiungono il loro scopo se la madre fornisce una risposta. Ad esempio, il bambino piangendo raggiunge il suo scopo se la madre lo prende in braccio o lo nutre.
Teoria di Bowlby: la basi etologiche
Teoria di Bowlby: la basi evolutive
La teoria dell’attaccamento trova i suoi fondamenti nella teoria dell’evoluzione di Darwin. Bowlby nota come le risposte istintuali primarie facciano parte di un processo adattivo che permette un maggior grado di fitness. In altri termini, la selezione naturale ha classificato come vantaggiose le azioni di succhiare, aggrapparsi, seguire, piangere o sorridere, determinando un migliore rapporto di sopravvivenza per quelle specie che le adottano o lo fanno in parte.
Rispetto all’uomo, dall’indiscutibile successo evolutivo vista la su diffusione sul pianeta, lo psicologo nota che:
- gli schemi comportamentali dell’uomo sono più flessibili e plastici rispetto a quelli degli altri animali.
- L’apprendimento umano è più duttile.
- l’infanzia e la vulnerabilità degli umani durano molto più a lungo di quelle delle altre specie animali.
Inoltre il particolare attaccamento dei bambini mostra il carattere di monotropia, ovvero il bambino tende a sviluppare attaccamento verso una sola figura, in genere la madre, o, se ella manca, con la figura che la sostituisce.
Gli stadi dell’attaccamento secondo Bowlby
Bowlby fornisce anche una classificazione degli stadi dell’attaccamento, che analizziamo di seguito.
Fase 1: orientamento e segnalazione senza discriminazione (0-2/3 mesi)
Il bambino si concentra sui visi. Man mano riesce a distinguere i visi dei genitori dagli altri. Ai primi da maggiore o tutta l’attenzione. Il bambino prova diversi schemi per ottenere cibo o attenzione. Utilizza quelli che danno successo con maggiore frequenza.
Fase 2: orientamento e segnalazione con discriminazione (2/3 – 5/6 mesi)
I comportamenti della fase precedente ora sono indirizzati per lo più o quasi esclusivamente alla madre. Ad esempio, il bambino smette di piangere solo se viene preso dalla madre, sorride solo o in prevalenza alla madre. La madre è la responsabilità di costruire e conservare il legame con il figlio, poiché il bambino è in grado solo di lanciare segnali, data la sua poco sviluppata mobilità.
Fase 3: Mantenimento della prossimità tramite segnalazione ed esecuzione (5/6 mesi – 2 anni)
Il bambino inizia a sviluppare le sua abilità motorie si sviluppano, e si ampliano i tipi di risposta che il bambino è in grado di effettuare. Ora il bambino può arrampicarsi sulla madre, aggrapparsi a lei, cercarla non solo con il viso e la voce, ma anche con tutto il corpo. Dato che, seppure più sviluppate, le capacità motorie sono comunque immature, la madre rimane in buona parte la custode del legame col figlio.
Fase 4: Formazione di una relazione reciproca (dai 2 anni in poi)
Il bambino è corresponsabile, insieme alla madre, del mantenimento della relazione, anzi, adesso ne è il principale artefice. Il suo ventaglio di risposte si allarga, cerca la madre con il viso, con la voce, con i movimenti. Risulta anche in grado di elaborare strategie relativamente complicate per far sì che la madre gli si avvicini. Bowlby accetta i risultati di Piaget, dato che anche secondo il primo il bambino si trova in uno stadio egoico, almeno sino al settimo anno d’età.
La deprivazione materna
Come abbiamo visto, l’attaccamento è la relazione speciale che si instaura tra un infante e la madre, o chi sostituisce questa figura. Tuttavia, questo legame non è detto che si sviluppi sempre. Nel caso vi sia e sia ben sviluppato questo influisce positivamente nella salute mentale del bambino che poi diventerà adulto. In caso contrario possiamo avere una situazione di deprivazione materna. Bowlby distingue tra deprivazione materna parziale e totale.
Deprivazione parziale e suoi effetti
Si ha una deprivazione parziale quando la madre non riesce a soddisfare tutti i bisogni del bambino e a dargli tutto l’amore e le cure. Un’altra situazione tipica di deprivazione parziale avviene nel caso in cui la madre venga allontanata e venga sostituita da una madre adottiva, che però non viene concepita come la vera madre, ma come un surrogato estraneo.
Tra gli effetti della deprivazione parziale nel breve termine possono essere ansia, ricerca eccessiva di amore e approvazione, sentimento di vendetta, depressione e senso di colpa. Nel lungo termine possono essere poca gestione delle emozioni, nevrosi e instabilità caratteriale.
Deprivazione totale
Si ha una deprivazione totale quando il bambino non abbia davvero nessuno che si prenda cura di lui. Anche in questo caso vi sono effetti sia a breve che a lungo termine. Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine Bowlby identifica:
- ridotta capacità e abilità neuromuscolare;
- ritardo nell’espressione e nella comprensione del linguaggio;
- ritardo nello sviluppo mentale, basso QI;
- scarsa capacità di relazionarsi con gli altri e adattamento sociale.
Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine:
- la incapacità di instaurare le relazioni non superficiali;
- mancanza di empatia;
- incapacità di coinvolgimento emotivo;
- disturbi della condotta, come violenze e furti;
- tendenza ad ingannare gli altri;
- poca propensione agli impegni (anche scolastici).