In questo articolo trattiamo la dinastia Giulio-Claudia (27 d.C. – 68 d.C.), prima dinastia dell’Impero Romano, dopo il principato di Augusto.
Indice
Tiberio (14-37 d.C.)
Il primo imperatore della dinastia Giulio-Claudia fu Tiberio. Morto Ottaviano senza eredi, il Princeps aveva scelto tra i numerosi figli adottivi Tiberio Claudio Nerone per governare il Principato. Tiberio Claudio era infatti il figliastro di Ottaviano, nato dalla terza moglie del Princeps, Livia Drusilla, quando essa era legata al padre, omonimo del figlio.
Tiberio continuò la politica prudente di Ottaviano, consegnando l’iniziativa legislativa al Senato. Inoltre, anche le nomine delle magistrature ritornarono nella mani del Senato. I senatori, ancora, giudicavano l’operato dei governatori delle province. Questo rafforzamento della parte senatoria causò certamente un certo malcontento popolare che si espresse anche in violente rivolte.
Tiberio fu tuttavia un perfetto amministratore. Dopo il suo principato infatti i conti pubblici di Roma erano più che in salute. Tra i vari provvedimenti e iniziative possiamo certamente ricordarne alcuni:
- diminuzione delle spese per i giochi gladiatori;
- abbassamento delle tasse che gravavano sulle Province;
- rinnovò gli incarichi ai governatori capaci;
- aiutò con un fondo agricolo i piccoli proprietari terrieri per evitare che si indebitassero.
Gli intrighi di Seiano
Negli anni che vanno dal 20 a. 31 d.C., l’imperatore si defila da Roma, ritirandosi nella sua villa a Nola. Tiberio continua ad amministrare, ma il suo consigliere, Lucio Elio Seiano, prefetto del pretorio, iniziava a considerare l’idea di ascendere al trono. Come primo passo, egli fece avvelenare Druso, il figlio di Tiberio, nel 23 d.C.. La strategia di Seiano fu quella di servirsi della lex Iulia de maiestatis1 per accusare i possibili successori di Tiberio di offesa all’imperatore e farli giustiziare. Inoltre, il prefetto cercò di isolare sempre di più Tiberio dalla vita politica, tanto è che si può pensare che fosse Seiano a governare, anche se indirettamente.
Ad ogni modo gli intenti di Seiano furono scoperti nel 31 d.C. e Tiberio fece arrestare e giustiziare il traditore.
Caligola (37-41 d.C.)
Il secondo imperatore della dinastia Giulio-Claudia fu Caligola. Caligola2, ascese al potere nel 37 d.C., alla morte di Tiberio, di cui era erede. Aveva appena 24 anni. I suoi primi mesi di governo furono ottimi. Ecco alcune sue iniziative:
- ripristinò i comizi;
- abbassò le imposte;
- si accattivò la simpatia del popolo finanziando grandi giochi gladiatori (panem et circenses);
- abolì la lex Iulia de maiestatis, sfruttata da Seiano.
Tuttavia, questo periodo felice del governo di Caligola non durò che una decina di mesi. Nello stesso anno, il 37 d.C.. fu colpito da una malattia che lo portò alla follia. Iniziò infatti ad essere paranoico, a farsi adorare come una divinità secondo il costume orientale, oppresse con ferocia chiunque fosse sospettato di opporglisi. Se Tiberio aveva sanato e rafforzato i conti pubblici, il Caligola pazzo li stava scialacquando, attraverso un piano di spesa per opere pubbliche esagerato. Non ci vollero che pochi anni di folle governo per rendere la figura di Caligola mal sopportata in Senato. Caligola fu ucciso nel 41 d.C., a 28 anni, in una congiura dei pretoriani con 30 pugnalate. Stessa sorte toccò alla moglie e alla figlia Giulia Drusilla.
Video- lezione di sintesi 1
Claudio (41-54 d.C.)
Una figura debole…
Il terzo imperatore della dinastia Giulio-Claudia fu Claudio, zio di Caligola e fratello di Germanico. A lui i pretoriani della congiura consegnarono il potere. La giovinezza di Claudio non faceva presagire per lui un grande futuro. Egli infatti era di salute cagionevole, claudicante e balbuziente. Le stesse vicissitudini della sua ascesa al potere hanno i caratteri del tragicomico. Come racconta Svetonio nel vol.10 delle Vite dei Cesari:
Dopo l’uccisione di Caligola… Claudio suo zio… cinquantenne… divenne imperatore per uno strano caso. Infatti, trascurato dagli uccisori di Caligola, avendo quelli portato via il numero dei congiunti e dei servi di questo, egli s’era nascosto in una sala di nome Ermeo. Non molto dopo, spaventato dal rumore della porta, proseguì verso il vicino solarium e si nascose dietro alle tende davanti all’ingresso. Qui, essendosi tenuto nascosto ancora, un soldato semplice, visti i piedi lo tirò fuori mentre Claudio si inginocchiava per il timore, ma riconosciutolo, lo salutò imperatore. Poi lo condusse dagli altri soldati, esitanti e frementi. Posto dai suoi sulla lettiga, fu portato nell’accampamento, triste e trepidante, mentre la folla che incontravano lo commiserava, quasi stesse per essere giustiziato pur essendo innocente. Ricevuto entro il vallo, pernottò tra le tende dei soldati, temendo più che sperando. Invero all’indomani, reclamando il popolo una guida per lo Stato, fu salutato da tutti imperatore.
… si dimostra un capacissimo imperatore
Claudio fu, a dispetto delle aspettative, un imperatore molto capace. Fu prudente e cercò di ricostruire i rapporti con il Senato, rovinati dalla pazzia di Caligola. Segno di questo fu l’abolizione del culto della persona dell’imperatore.
A caratterizzare l’impero di Claudio vi fu una tendenza all’accentramento amministrativo. In questo processo grande spazio fu dato ai liberti. Le cariche senatorie furono aperte anche a nobili galli e questo, insieme al ruolo burocratico dei liberti, non favorì la sua intenzione di rasserenare i rapporti con il Senato. Fu promotore di una serie di opere pubbliche come il potenziamento della rete stradale e la costruzione dell’acquedotto chiamato in suo onore Acqua Claudia.
Politica estera di Claudio e morte
La politica estera di Claudio fu improntata all’espansionismo. Tra il 43 e il 50 d.C. Roma si annesse, nell’ordine, La Licia, la Tracia, la Rezia e il regno di Norico. Probabilmente però l’impresa più importante fu la – provvisoria – pacificazione della Britannia, che, con la vittoria nella battaglia del fiume Medway (43 d.C.) da parte di Aulo Plauzio divenne Provincia. I Romani consolidarono il loro dominio sulla Britannia nel 50 d.C., con la vittoria nella battaglia di Caer Caradoc del generale Publio Scapula.
Claudio, nonostante gli ottimi risultati raggiunti come imperatore, fu vittima di una congiura. Agrippina, sua quarta moglie, lo fece avvelenare nel 54 d.C., in modo da far salire al trono Nerone, figliastro di Claudio.
Nerone (54-68 d.C.)
Il quarto e ultimo imperatore della dinastia Giulio-Claudia fu Nerone, figlio di Agrippina e figliastro di Claudio. Nerone divenne imperatore a soli 17 anni, sotto la guida della madre, del filosofo stoico Seneca e del prefetto pretorio Afranio Burro.
Non passarono che pochi anni che Nerone mostrò la sua indole paranoica e sanguinaria. Nel 59 d.C. fece uccidere la madre Agrippina e Burro.
Il suo impero fu segnato dal grande incendio di Roma del 64 d.C.. La tradizione ha dato a Nerone la colpa dell’incendio, al fine di trovare lo spazio per edificare la magnifica Domus Aurea, nuova sede dell’imperatore.
Tuttavia le ricerche più recenti discolpano Nerone dall’accaduto. A Roma, edificata per lo più in legno, gli incendi erano molto frequenti e l’imperatore in realtà di dimostrò molto attento e prodigo nel tentativo di sollevare il popolo dal disagio e dalla distruzione che l’incendio aveva prodotto. Ad ogni modo dell’incendio furono incolpati i cristiani che di conseguenza furono perseguitati. Un altro evento storico rilevante sarebbe collegato alle persecuzioni che seguirono: la decapitazione di Paolo di Tarso, nel 67 d.C..
La politica estera di Nerone
Sotto l’impero di Nerone non vi furono conquiste territoriali significative. L’unico episodio degno di nota fu la sollevazione della Britannia al seguito della regina degli Iceni Budicca nel 60 a.C.. La sollevazione britannica fu tuttavia domata nella battaglia della strada di Watling l’anno successivo.
Politica monetaria e fiscale
Il bilancio dell’impero peggiorò in seguito alle campagne militari e alle spese per la ricostruzione dovute all’incendio. Nerone si fece quindi promotore di una politica monetaria di svalutazione, riducendo la quantità di oro e di argento necessario per il conio delle monete. La moneta perse così valore e questo danneggiò nobili e cavalieri che di metalli preziosi detenevano quantità significative. Il provvedimento contribuì comunque a risanare le casse statali.
La fine della dinastia Giulio-Claudia
Negli anni Nerone divenne inviso a molti. Egli fu vittima di diverse congiure. Una delle più famose è la congiura di Pisone (65 a.C.), a cui partecipò lo stesso Seneca. La congiura fu sventata e Seneca fu costretto al suicidio.
Nel frattempo il malcontento aumentava. I disordini a Roma crebbero a tal punto che i pretoriani abbandonarono Nerone, che fu deposto dalla carica imperiale dal Senato. Nerone, in fuga, non trovò altra soluzione che il suicidio (68 a.C.). Si chiudeva così la dinastia Giulio-Claudia e si apriva un anno speciale, il 69 d.C., noto come anno dei quattro imperatori. Da quest’anno di anarchia emergerà poi un’altra dinastia, la dinastia Flavia.