In questo articolo trattiamo il periodo della Rivoluzione francese che va dalla Convenzione del 1792 al Terrore giacobino di Robespierre del 1793-1794. Ti consigliamo di leggere i tre articoli precedenti sulla Rivoluzione Francese:
Indice
La radicalizzazione della Rivoluzione
Sebbene l’Assemblea legislativa del 1791 fosse espressione di una maggioranza politicamente moderata, nel 1792 vari fattori contribuiscono alla radicalizzazione della Rivoluzione. Consideriamoli di seguito.
La crescita delle rivolte sociali
un acuirsi delle rivolte sociali. Proprio perché la Costituzione del 1791 era l’espressione del moderatismo, essa non soddisfaceva molte istanze popolari dei ceti cittadini e dei contadini. Proprio sulla pressione di questi ceti nel febbraio del 1792 l’Assemblea legislativa dovette nazionalizzare i beni dei nobili emigrati e abolire i diritti feudali senza alcuna forma di indennizzo, diversamente da quanto prima stabilito.
Il problema della politica estera: verso la guerra
Sappiamo che le potenze europee guardavano con sospetto ai moti rivoluzionari francesi. Esse temevano che la rivoluzione potesse contagiare anche loro. In Francia vi era la sensazione che esse si stessero organizzando in senso antirivoluzionario. L’Assemblea si divise quindi tra coloro i quali erano favorevoli alla guerra e tra coloro i quali non lo erano.
- nella compagine favorevole alla guerra, possiamo annoverare i girondini. Capeggiati da Jacques-Pierre Brissot (1754-1793), essi rappresentavano il dipartimento della Gironda1, che aveva interessi commerciali. I girondini credevano che la guerra avrebbe stimolato i commerci e l’industria bellica. Anche La Fayette era favorevole al conflitto, credendo che le vittorie militari avrebbero conferito prestigio alla Rivoluzione. In ultimo, ovviamente anche il re Luigi XVI: il sovrano infatti sperava di spezzare la rivoluzione proprio grazie all’intervento di Austria e Prussia.
- Tra coloro i quali non volevano la guerra vi erano certamente i giacobini, guidati da Robespierre. I giacobini erano preoccupati che la Francia non fosse pronta ad un conflitto di questa portata.
Ad ogni modo, la Francia dichiarò guerra ad Austria e Prussia nell’aprile del 1792. In questo contesto nasce anche l’inno nazionale francese, La Marsigliese, cantata dai soldati francesi che sfilarono a Parigi nel giugno del 1792.
Il declino politico dei girondini
Nel Paese vi era un grande distacco tra la monarchia e i ceti popolari. Pur avendo brindato alla salute della Rivoluzione, il re e la regina erano percepiti come nemici delle istanze rivoluzionarie.
La condanna a morte di Luigi XVI
Sebbene gli inizi della guerra furono sfavorevoli per i francesi, l’esercito rivoluzionario conseguì un’importante vittoria nella battaglia di Valmy contro l’esercito prussiano (20 settembre 1792). Questa vittoria rincuorò e diede slancio alla Rivoluzione, come pure ai sentimenti antimonarchici. Prova ne è che la Convenzione, come primo atto, abolì la monarchia e proclamò la repubblica (22 settembre 1792).
In particolare furono ritrovati dei documenti che dimostrarono il sabotaggio da parte del re della rivoluzione e la sua comunicazione con gli Stati nemici. Il re fu dunque catturato e imprigionato. Il processo che seguì vide i membri della Convenzione condannare all’unanimità il re alla morte. Luigi XVI fu quindi ghigliottinato il 21 gennaio 1793.
Esportare la rivoluzione?
Proprio lo slancio dato dalla vittoria a Valmy e ulteriori successi bellici fecero sì che tra i girondini prendesse corpo la convinzione di esportare la rivoluzione. Le potenze straniere, preoccupate davanti a tal proposito, si organizzarono nella Prima Coalizione (1793-1795). Di questa coalizione fecero parte l’Inghilterra, la Prussia, l’Austria, la Russia, la Spagna e altri staterelli italiani, come il Regno di Sardegna, quello di Napoli e lo Stato della Chiesa.
La guerra tra la Francia e la Prima Coalizione cambiò quindi verso. I Francesi furono scacciati da alcuni territori che si erano annessi, come il Belgio, e l’idea di esportare la rivoluzione in Europa fu provvisoriamente accantonata. I giacobini di Robespierre erano stati sempre contrari a quest’idea.
Le rivolte nella Vandea
Un ulteriore problema furono le ribellioni contadine che si originarono nella Vandea nel 1793. Sappiamo che la rivoluzione non coinvolse i contadini, ma in primis i ceti borghesi e poi quelli cittadini. Le rivolte della Vandea furono anzi la prova dell’assenza di questo legame. Il loro carattere fu controrivoluzionario, anche perché ad esse si unirono con opportunismo esponenti della nobiltà e del clero refrattario.
Ad ogni modo le problematiche esterne ed interne indebolirono non poco i girondini dal punto di vista politico. Si stava per aprire la stagione del giacobinismo e del Terrore.
Il Terrore (1793-1794)
Il primato giacobino
Il biennio noto come Terrore, nacque nel momento in cui il contrasto tra giacobini di Robespierre e girondini divenne irreparabile. I girondini, promotori della guerra, furono messi in minoranza e i giacobini della Convenzione presero due importati decisioni:
- l’istituzione di un Tribunale Rivoluzionario, il cui scopo era quello di giudicare coloro i quali erano sospettati di idee e azioni controrivoluzionarie;
- calmierare i prezzi del pane, che è quanto i sanculotti richiedevano dall’inizio della Rivoluzione.
Proprio i sanculotti poi assediarono il 2 giugno del 1793 la Convenzione, facendosi consegnare ben 30 deputati girondini. I giacobini rimanevano così l’unica forza politica in campo.
La Costituzione del 1793
Il nuovo potere giacobino si espresse in una nuova Costituzione, approvata nel 1793. Questa costituzione fu la più radicale di tutto il decennio rivoluzionario e presentava diverse novità rispetto a quella del 1791, come:
- abbattimento del regime monarchico-costituzionale in favore di uno repubblicano;
- abolizione del criterio censitario e adozione del suffragio universale maschile;
- creazione di un’assemblea parlamentare alla quale veniva consegnato il potere legislativo e che era eletta dai cittadini.
Questa Costituzione così avanzata, seppur approvata nel 1793, non entrò mai in vigore. Robespierre riteneva che i giacobini dovessero prima consolidare la propria posizione politica e distruggere il dissenso controrivoluzionario. Fu istituito con questo scopo il Comitato di Salute Pubblica. La Francia infatti presentava caratteri di instabilità. Prova ne fu l’uccisione di Marat nel luglio del 1793 da parte di una nobile filomonarchicha, Charlotte Corday.
Il Terrore giacobino
La stabilizzazione della situazione politica fu portata avanti in un clima di di feroci persecuzioni. Robespierre fece approvare la cosiddetta legge sui sospetti, in base alla quale il Comitato di Salute Pubblica poteva imprigionare, arrestare e processare chiunque fosse sospettato di sabotare la rivoluzione. Si aprì così la stagione del Terrore, che nella sola Parigi, mietette circa 2600 vittime, tra cui l’ex regina Maria Antonietta e il chimico Lavoisier.
Le imputazioni aumentarono e come conseguenza i processi divennero sempre più sommari.
Anticlericalismo, illuminismo e riforma del calendario
Dato il clima politico favorevole, i cordiglieri guidati da Hébert pretesero ed ottennero alcune riforme di stampo illuminista e anticlericale. Innanzitutto si diede vita ad un diffuso movimento iconoclasta: le immagini e i simboli religiosi furono distrutti e si inizio il culto deista della Dea Ragione. Robespierre, dal canto suo, si dimostrava più prudente, proponendo il culto dell’Essere Supremo.
Altra importante innovazione fu la riforma del calendario. In base ad esso gli anni venivano contati a partire dal 22 gennaio 1792, primo giorno dopo la proclamazione della repubblica. Il calendario sarà poi abolito da Napoleone nel 1806.
Grande Terrore
Nello stesso Comitato iniziarono a profilarsi tuttavia schieramenti opposti a riguardo della politica persecutoria dei giacobini. Alcuni credevano che fosse eccessiva (gli “indulgenti“, guidati da Danton); altri credevano fosse troppo moderata (gli “arrabbiati” di Hébert).
La risposta di Robespierre fu nuovamente la repressione. Sia Danton che Hébert furono uccisi. In questo caso, possiamo parlare di Grande Terrore, una persecuzione rivolta non soltanto ai controrivoluzionari, ma agli oppositori del giacobinismo in generale.
La caduta di Robespierre e il ritorno dei girondini
Il malcontento iniziava a serpeggiare intorno alla dittatura giacobina. Quest’ultima, nata per stabilizzare e rafforzare la Rivoluzione, perse la sua necessità quando l’esercito francese conseguì una importante vittoria a Fleurus (26 giugno 1793). La Francia sembrava stabile, almeno sul fronte della politica estera. Robespierre era odiato per la sua politica persecutoria di terrore e i girondini approfittarono di questa debolezza.Attuarono un vero e proprio colpo di stato. Robespierre, accusato di tirannia nella Convenzione, fu deposto e ghigliottinato (9 termidoro – 27 luglio 1794).
Si aprivano così le porte all’esperienza termidoriana del Direttorio.