In questo articolo trattiamo la guerra di Roma contro Pirro (282-275 a.C.), re dell’Epiro, e la conquista di Taranto, città della Magna Grecia.
Indice
Il consolidamento romano nell’Italia centro-settentrionale
Roma era appena uscita dalle guerre sannitiche notevolmente rafforzata. In particolare, i Romani dominavano tutta l’Italia centro-settentrionale. Solo tra il 285 e il 282 a.C. Roma dovette fronteggiare una nuova minaccia da parte dei Galli, che tuttavia furono sconfitti a Populonia.
Verso la Magna Grecia: la guerra tarantina
Lo sguardo dei Romani si volse quindi verso Sud, verso la Magna Grecia. In quel tempo la città più florida della Magna Grecia era Taranto. Direttamente minacciata dalle mire espansionistiche, i Tarantini chiesero l’aiuto di Pirro, re dell’Epiro1.
Pirro sbarcò in Italia forte di un esercito di 30000 uomini e 20 elefanti, animali sconosciuti ai Romani. La prima battaglia fu caotica e fu vinta dall’Epirota a caro prezzo. L’esercito di Pirro infatti riuscì a sbaragliare i romani soprattutto grazie alla sorpresa degli elefanti, ma i romani risposero con gli arcieri che, ferendo gli animali, scatenarono un caos che si rivolse contro lo stesso re dell’Epiro.
Pirro, Cartagine e la Sicilia
In realtà bisogna notare come vi siano delle sottotrame alla guerra tarantina. I motivi della discesa di Pirro in Italia non erano legati alla difesa di Taranto o alla conquista di Roma. Egli infatti voleva aprirsi un varco sino alla Sicilia, all’epoca di dominio cartaginese. I cartaginesi speravano che i Romani distogliessero Pirro dalla sua marcia verso la Sicilia.
Il re, dal canto suo, mandò a Roma il suo ambasciatore Cinea con lo scopo di siglare una pace. I cartaginesi, che all’epoca erano alleati dei romani, convinsero questi ultimi a non accettare la pace. Pirro fu infatti inseguito sino alle coste pugliesi, dove ad Ascoli Satriano nel 279 a.C. sconfisse i romani ancora una volta a caro prezzo2.
Pirro si diresse quindi in Sicilia nel 278 a.C. e la conquistò in due anni. Dopo un breve periodo di governo dispotico però i greco-siculi e i cartaginesi si ribellarono, mentre nel 276 a.C. il re ritornò nella penisola per affrontare nuovamente i romani.
Maleventum diventa Beneventum: la sconfitta di Pirro
Lo scontro decisivo si ebbe l’anno successivo a Maleventum. I romani furono però preparati allo scontro e utilizzarono una vecchia tattica dei Galli Senoni avevano utilizzato nella battaglia di Sentino, durante le guerre sannitiche. Gli arcieri romani erano infatti raccolti su carri sui quali vi erano anche braci ardenti. In questo modo gli arcieri infuocavano le frecce prima di scagliarle contro gli elefanti. I pachidermi, impazzendo dal dolore, crearono il caos. Roma ottenne una vittoria schiacciante e da quell’anno, il 275 a.C., Maleventum fu ribattezzata in Beneventum. Pirro fu costretto a riparare in patria. Taranto sarebbe stata conquistata tre anni più tardi, nel 272 a.C.. Roma era padrona di tutta l’Italia continentale.