In questo articolo trattiamo la Prima Rivoluzione industriale avvenuta in Inghilterra tra il 1770 ed il 1830 e diffusasi poi nel resto del mondo.
Indice
Perché proprio in Inghilterra?
La Rivoluzione industriale ebbe inizio in Inghilterra per una serie di motivi e circostanze storiche:
- L’Inghilterra era lo Stato più economicamente più vivace. Il suo impero ed i suoi commerci avevano dato origine ad una classe borghese molto ricca, che disponeva dei capitali da investire nelle fabbriche.
- Proprio i commerci e la necessità di condurli nella maniera ottimale aveva fatto sì che l’Inghilterra si fosse dotata di una rete capillare di vie di comunicazione.
- Il fenomeno delle enclosures aveva creato una massa di contadini disoccupati che, per sostentarsi, era disposta a spostarsi nelle città.
- La ricchezza dei giacimenti carboniferi. Il carbone infatti è stata la fonte di energia primaria della Prima Rivoluzione industriale.
- Il primato che l’Inghilterra aveva nella scienza e nella tecnica.
Le innovazioni tecniche
Non sarebbe stata possibile una rivoluzione nei modi di produrre senza innovazioni di tipo tecnologico. Queste innovazioni interessarono in primo luogo il settore tessi e avviarono una reazione a catena. Una piccola innovazione aprì la strada per un’altra e così via. Elenchiamo sinteticamente le innovazioni più importanti:
- la spoletta volante dell’orologiaio John Kay (1733);
- il water-frame, un filatoio meccanico inventato da Richard Arkwright (1769);
- il mule, un filatoio meccanico inventato da Samuel Crompton (1779);
La macchina a vapore
L’invenzione che però ebbe un maggior impatto fu certamente la macchina a vapore, una macchina che trasformava l’energia prodotta dalla combustione del carbone in lavoro meccanico. La macchina a vapore non era un’invenzione nuovissima e infatti risale al 1712, prima della Rivoluzione industriale. Il suo inventore fu Thomas Newcomen. Questa prima versione però non trovò applicazioni pratiche. Solo con i miglioramenti apportati da James Watt tra il 1769 e il 1785 essa poté avere un ruolo nella produzione.
L’importanza della macchina a vapore risiedeva nella sua versatilità. Essa infatti poteva essere utilizzata in qualsiasi settore produttivo. Nell’estrazione del carbone, nell’industria, nell’agricoltura e nei trasporti.
La rivoluzione agricola
Il sistema delle recinzioni
Si è precedentemente accennato alle enclosures, ovvero le recinzioni. Tra il Seicento e il Settecento la divisione dei terreni agricoli in Inghilterra era andata omogeneizzandosi. In pratica le enclosures consistevano nell’accorpamento degli appezzamenti agricoli. Se un territorio era infatti diviso tra più proprietari, dal ricco latifondista al piccolo contadino, con le enclosures chi ne avesse la disponibilità poteva acquistare gli appezzamenti dell’altro per concentrare tutti i propri possedimenti fondiari in un’unica area. I vari Enclosures Act favorirono ovviamente i proprietari terrieri più ricchi. Questi avevano la disponibilità finanziaria per comprare i terreni. I piccoli contadini invece furono così economicamente espulsi dalle loro proprietà. In questo modo si creava una consistente porzione della popolazione che ora era disponibile a nuovi lavori, come per esempio quello in fabbrica e che, pertanto, doveva spostarsi nelle città.
La rotazione quadriennale
Un’altra innovazione che segnò il settore agricolo fu il passaggio da un sistema di rotazione triennale ad un sistema a rotazione quadriennale.
- Nella rotazione triennale gli appezzamenti erano divisi in tre aree. Ad esempio, in una parte si coltivava il grano, in un’altra la patata o il mais, mentre la terza veniva lasciata a maggese, ovvero libera per il pascolo del bestiame. Di anno in anno quindi si ruotavano le colture, alternandole con il maggese.
- Nella rotazione quadriennale invece l’appezzamento era diviso in quattro parti. Tre erano dedicate alla coltivazione, mentre nella quarta venivano piantati erba medica o trifoglio. Questi ultimi, oltre a rappresentare una fonte di foraggio, arricchivano il terreno di azoto, rendendolo incredibilmente fertile. Questa forma di rotazione è detta anche sistema di Norfolk, contea orientale dell’Inghilterra nella quale ebbe maggiore diffusione e successo.
La crescita demografica
Caratteristico di questi anni fu certamente un prodigioso aumento della popolazione. La popolazione europea a metà del Settecento era di circa 140-160 milioni. In circa cinquant’anni, verso gli inizi dell’Ottocento, passò a 200 milioni. Questo incremento fu dovuto a diversi fattori:
- la maggiore produzione di alimenti dovuta alla rivoluzione agricola, insieme all’introduzione di colture, come la patata e il mais, coltivabili anche in climi sfavorevoli;
- il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Le epidemie, che avevano funestato tutti i secoli precedenti, compaiono sempre meno frequentemente. La peste scompare, mentre diversi progressi vengono compiuti in medicina. Uno tra tutti l’invenzione del primo vaccino – contro il vaiolo – ad opera del medico inglese Edward Jenner.
- una crescita della natalità a cui si accompagnò un decremento della mortalità infantile.
Alcuni dati sulla crescita demografica
Il seguente grafico illustra l’andamento demografico in Europa tra il 1500 ed il 18501.
Il seguente grafico2 invece illustra la crescita demografica con maggiore granularità, presentandoci la crescita della popolazione divisa per i maggiori Stati europei.
Il fallimento del modello malthusiano
L’enorme sviluppo demografico tipico della Rivoluzione industriale sconfessa il modello malthusiano, che illustriamo nel seguente approfondimento.
Il modello malthusiano |
L’economista inglese Thomas Robert Malthus (1766-1834) pubblicò nel 1798 l’opera Saggio sul principio della popolazione. In essa l’economista sosteneva che la produzione di risorse e la crescita demografica seguono due tipi di progressione diversa. La popolazione segue una progressione geometrica (1-2-4-8), mentre la produzione di risorse segue una progressione aritmetica (1-2-3-4). Ben presto quindi si creerebbe un divario tra numerosità della popolazione e disponibilità delle risorse, con conseguente povertà, carestia, inflazione.
Le soluzioni proposte da Malthus sono le seguenti:
Sebbene il modello malthusiano sia stato sconfessato dalla crescita demografica a cavallo tra Settecento e Ottocento, i rischi di una crescita eccessiva della popolazione sono ad oggi oggetto del dibattito politico, ambientale ed economico. |
Video-lezione di sintesi 1
Impatto sociale della Rivoluzione industriale
La Rivoluzione industriale fu un fenomeno dalla portata immensa. Si può paragonare soltanto alla passaggio da uno stile di vita nomade ad uno sedentario quando l’Umanità iniziò a praticare l’agricoltura e l’allevamento.
Il cambiamento fu percepito certamente anche da coloro i quali vissero in prima persona quegli anni. Un primo effetto fu il fenomeno dell’inurbamento. Londra raddoppiò la propria popolazione. Tuttavia gli operai erano ammassati in neonati quartieri industriali, andando ad occupare cantine o malsane soffitte. Le condizioni igieniche di questi quartieri erano precarie e malsane. Spesso sorgevano nelle vicinanze di fogne a cielo aperto.
Inurbamento o urbanesimo |
Con il termine inurbamento si indica il fenomeno sociale per il quale significative porzioni di popolazione abbandonano le campagne per trasferirsi stabilmente nelle città. |
Il settore agricolo aveva perso importanza, sostituito dal sistema delle fabbriche che trovavano spazio nelle città. I contadini, in cerca di lavoro, si spostavano quindi nelle zone urbane. Lo stesso panorama era cambiato in maniera sconvolgente. Se le campagne si andavano spopolando, le città erano invase da enormi ciminiere. La questione ambientale non era ancora aperta, ma già all’epoca si comprese il danno provocato dalla presenza dei fumi. Si cercò allora di porvi rimedio utilizzando ciminiere più alte. Il risultato fu contrario alle aspettative. Ciminiere più alte implicavano maggiori estensioni soggette al deposito delle polveri.
Il luddismo
L’introduzione della componente meccanica nella produzione delle merci causò un incremento della disoccupazione. Iniziarono a sorgere le prime proteste contro le macchine. In particolare la distruzione dei telai. Questo fenomeno prese il nome di luddismo.
Luddismo |
Il termine luddismo deriva da un certo Ned Ludd, figura storicamente incerta. Con luddismo si indicano gli atti vandalici compiuti ai danni dei mezzi di produzione meccanici/automatici da parte di lavoratori sostituiti dalle stesse macchine. Dato che il processo di automazione è ancora oggi presente, si parla di neoluddismo per distinguere le forme di protesta odierna da quelle della Prima Rivoluzione industriale. |
I luddisti furono repressi duramente. I luddisti furono repressi per mezzo dell’esercito e nel 1812 fu emanata una legge che prevedeva la pena di morte per chi compiva atti vandalici verso i mezzi di produzione. Molti di loro furono deportati verso l’Australia, che all’epoca veniva utilizzata dal Regno Unito come colonia-prigione dove inviare gli indesiderati.
La condizione della donna
Particolare attenzione deve essere data alla condizione lavorativa ed esistenziale della donna. Di seguito riportiamo la testimonianza di Betty Harris3, un’estrattrice di carbone:
Sono un’estrattrice di carbone e lavoro dalle 6 del mattino alle 6 di sera. […] Mi fermo circa un’ora per consumare il pranzo, che consiste in pane e burro, senza niente da bere. Ho due figli, ma sono troppo giovani per lavorare. Ho estratto carbone anche mentre ero incinta. Conosco una donna che (dopo il lavoro) andò a casa, si lavò, fu messa a letto, aiutata a partorire un bambino e poi tornò a lavorare in settimana […] Quando torno a casa la sera sono molto stanca; qualche volta mi addormento prima di lavarmi. […] non posso sopportare il mio lavoro così bene come facevo prima […]
Le condizioni di disagio delle donne durante la Rivoluzione industriali sono peggiori di quelle degli uomini per una serie di motivi. In primo luogo, data la cultura patriarcale dominante all’epoca, una donna lavoratrice non riceveva l’approvazione della società. Le donne che lavoravano in fabbrica erano quelle che avevano bisogno di un introito, donne per lo più non sposate o vedove, quasi sempre con prole a carico.
Segregazione sessuale nell’ambiente lavorativo
Ancora poi si temeva che, se le donne avessero lavorato affianco degli uomini sarebbe stata favorita la promiscuità.
Promiscuità (sessuale) |
Con il termine promiscuitàsi intende la commistione di elementi eterogenei. Si parla di promiscuità sessuale quando questa commistione riguarda i sessi. Il termine promiscuità sessuale ha spesso una connotazione negativa, in quanto ad essa si associano comportamenti giudicati disdicevoli dalla morale comune. |
Nacquero quindi i cosiddetti conventi della seta, fabbriche per lo più tessili, dove la manodopera era costituita interamente da donne. Vi era del resto la convinzione, nella mentalità comune, che se proprio la donna doveva lavorare poteva farlo solo nell’industria leggera. Le donne dovevano lavorare nelle fabbriche tessili, mentre gli uomini nell’industria pesante e nella cantieristica.
Estraneità alla vita sindacale
Le donne non beneficiarono nemmeno di quella embrionale attività sindacale che nell’Ottocento era agli inizi. Esse infatti, oltre a lavorare in fabbrica, dovevano occuparsi dei figli, mansione dalla quale gli uomini erano dispensati. In secondo luogo la partecipazione sindacale attiva comportava l’intervento, l’espressione nelle assemblee. Tuttavia, la cultura dominante all’epoca, mal vedeva una donna che si esponeva al pubblico esprimendo le sue posizioni e le sue idee.