In questo articolo trattiamo la Rivoluzione inglese del 1642-1651 e la Glorious Revolution del 1689.
Indice
La Prima Rivoluzione inglese
Il regno di Giacomo I – 1603-1625
Dopo la morte di Elisabetta I nel 1603, con la quale si estinse la dinastia Tudor, salì la trono Giacomo I Stuart, già re di Scozia e figlio di Maria Stuart. Come abbiamo visto, la politica elisabettiana favorì fortemente lo spirito imprenditoriale e commerciale, dando inizio ad una congiuntura economica favorevole. Nuove classi sociali, come la gentry e gli yeoman prosperavano, insieme agli imprenditori tessili e ai mercanti.
Sebbene l’economia inglese attraversasse un periodo di crescita, le casse della corona avevano bisogno di essere rimpinguate, anche per la guerra contro la Filippo II. Giacomo I cercò di risanare le finanze della corona attraverso l’imposizione di un regime fiscale più gravoso, senza però rinunciare ad una corte sfarzosa. Il sovrano, diversamente da Elisabetta I, sempre attenta a rimanere nel solco del parlamentarismo della Magna Charta, mostrava invece una certa attitudine all’assolutismo. Questa tendenza, che si tradusse poi anche nell’elargizione di privilegi e titoli agli aristocratici, mal si sposava con quella che era diventata la società inglese durante il regno di Elisabetta I. Una società dinamica, pragmatica, imprenditoriale, in altri termini borghese.
I primi contrasti sorsero comunque per motivi religiosi. Giacomo I, di fede protestante, deluse le speranza dei cattolici in Inghilterra e in Irlanda1. Espressione di questo malcontento cattolico fu la congiura delle polveri2 del 1605. Un gruppo di cattolici estremisti volevano far saltare esplodere il palazzo di Westminster, sede del Parlamento, dove si sarebbe recato il re. La congiura fu scoperta il 5 novembre, e si procedette al giudizio e all’esecuzione dei congiurati. Sul versante protestante, conflitti si ebbero soprattutto con i puritani. Avversi alla gerarchia della chiesa anglicana, subirono al repressione del re. Alcuni di loro, i cosiddetti padri pellegrini fuggirono verso l’America del nord.
Il regno di Carlo I – 1625-1649
A Giacomo I succedette nel 1625 il figlio Carlo I. L’azione politica di Carlo I, nel segno della continuità rispetto a quella del padre, rovinò completamente il rapporto con il Parlamento. Carlo I infatti si comportò come un sovrano assolutistico. Impose nuove tasse senza interpellare il Parlamento, violando così il principio, sancito sin dal XIII secolo con la Magna Charta, secondo cui le tasse dovevano esser approvate dai rappresentati delle Camere3. Il re sciolse il Parlamento sia nel 1625 che nel 1626, per poi riconvocarlo, nel 1628, per ottenerne l’assenso per ulteriori prelievi fiscali, atti a finanziare le guerre in Europa.
In quell’occasione il Parlamento presentò un noto documento, la Petizione dei diritti4. In questo documento il Parlamento richiedeva al sovrano di riconoscere l’illegalità dello scioglimento dei Parlamento. Carlo I, a cui premeva ricevere il via libera per imporre nuove tasse, firmò la petizione, ma sciolse nuovamente il Parlamento nel 1629, non riconvocandolo più sino al 1640. Questo periodo, noto come la lunga tirannia, rappresentò la rovina definitiva dei rapporti tra il sovrano e il Parlamento e, di riflesso, il popolo, che oramai vedeva Carlo I come alieno agli interessi della nazione.
Parlamenti sciolti, parlamenti corti e parlamenti lunghi
Gli anni successivi furono attraversati da due rivolte. Nel 1638 scoppiò una rivolta in Scozia, quando l’arcivescovo Laud cercò di imporre il Book of Common Prayer alla Chiesa presbiteriana. Dopo due anni, Carlo I si vide così costretto a riconvocare il Parlamento. Questo cercò di imporre al sovrano l’abbandono della politica assolutistica, ma questi sciolse il primo nuovamente dopo appena un mese. Si parla, per questo episodio, di corto Parlamento. Carlo non pote’ che convocare per l’ennesima volta il Parlamento nello stesso anno che rimase in carica sino al 1653, opponendosi strenuamente al re e facendo condannare a morte Laud. Si parla in questo caso di lungo Parlamento.
Una dinamica simile si ripetette nel 1641, in occasione di una sommossa in Irlanda. Alla richiesta del re di formare un esercito, il Parlamento presentò la Grande Rimostranza, in cui si chiedeva che l’esercito fosse comandato dal Parlamento. Il re reagì ordinando l’arresto dei leader dell’opposizione, che, avendone avuto notizia, riuscirono a fuggire. Nel giugno 1642 inizia così la guerra civile inglese.
La guerra civile
Nel Paese si formarono così due principali schieramenti:
- I realisti cavalieri, esponenti dell’alta nobiltà e dell’alta borghesia.
- I sostenitori del Parlamento, le teste rotonde5
Non dobbiamo pensare che queste fazioni fossero sempre contro o in favore della monarchia. Di mezzo si trovavano questioni religiose, politiche ed economiche. Non dobbiamo nemmeno pensare che i sostenitori del Parlamento fossero una forza omogenea. Anzi, essi erano tra loro divisi almeno secondo tre macrogruppi:
- indipendenti: favorevoli a una libertà religiosa totale;
- presbiteriani: contrari alle gerarchie ecclesiastiche,
- levellers: di estrazione per lo più militari, volevano che ogni maschio adulto avesse il diritto di voto. La parte più estrema di questo gruppo era costituita dai diggers, che miravano all’abolizione della proprietà privata.
La guerra civile arrise alle truppe lealiste per tutto il 1643. Tuttavia le cose cambiarono radicalmente con l’entrata in scena di Oliver Cromwell (1599-1658), esponente della gentry. Il merito di Cromwell fu quello di organizzare l’esercito in maniera assai efficiente. Il New Model Army era composto da soldati assolutamente convinti della necessità del conflitto con il re, addestrati e affiancati da un nuovo tipo di cavalleria pesante, gli Ironsides6. In questo modo al re venne inflitta una pesante sconfitta a Marston Moor nel 1647. Il re si arrese.
Nello stesso anno si tennero i famosi dibattiti di Putney, una località presso Londra. Questi dibattiti erano interni all’esercito: da un lato vi erano i moderati cromwelliani, i quali volevano riservare il diritto di voto ai proprietari terrieri, seppur piccoli, e i livellatori, che volevano estendere il diritto di voto a tutti i maschi di almeno ventuno anni. I livellatori proposero anche un documento, il Patto del popolo, che prefigurava una riorganizzazione costituzionale dell’Inghilterra in senso più democratico ed egualitario.
Non si riuscì ad andare molto oltre perché Carlo I riuscì a fuggire in Scozia, per poi essere nuovamente battuto nella battaglia di Preston (1648) e riconsegnato dagli Scozzesi. Le truppe di Cromwell epurarono il Parlamento da tutte le forze ostili all’esercito e abolirono la Camera dei Lord, con l’appoggio dei livellatori, ottima fetta del New Model Army.
La decapitazione di Carlo I – 1649
Nel gennaio del 1649 si tenne il processo contro Carlo I. Il processo si concluse con la condanna a morte del re, accusato di tradimento, per decapitazione. La decapitazione del sovrano ebbe una profondissima eco in Europa. La storia era piena di sovrani uccisi in congiure, o assassinati dai rivali. Tuttavia, era la prima volta che un sovrano veniva giudicato dal popolo e decapitato. Veniva così a cadere la concezione divina della sovranità.
Video-lezione – Parte 1
La Repubblica di Cromwell – 1649-1658
Morto il re, il potere rimase praticamente nelle mani di Cromwell che fece dell’Inghilterra una repubblica, la Repubblica del Commowealth. In realtà, la parentesi repubblicana, durata una decina di anni, era per lo più una dittatura personalistica di Cromwell. Egli represse nel sangue nuove rivolte in Irlanda e Scozia, distrusse i livellatori, ora oppositori politici, con cui prima si era alleato per ragioni di convenienza.
Come i sovrani prima di lui, sciolse il Parlamento e si dichiarò Lord Protettore del Commowealth (1653). Cromwell. che nel 1651 aveva firmato l’Atto di Navigazione, una misura fortemente protezionistica per il commercio inglese, poteva contare sull’appoggio delle classi imprenditoriali e commerciali. Quando morì nel 1659 gli successe il figlio Richard, politicamente meno capace del padre, e si aprì così lo spazio per un ritorno degli Stuart, voluto fortemente dal Parlamento.
La Seconda Rivoluzione inglese: la Glorious Revolution – 1689
Carlo II, la Dichiarazione di Indulgenza e i Test Act
L’esperienza della Prima Rivoluzione inglese – con la parentesi repubblicana – si era conclusa, per certi versi, con un nulla di fatto e la restaurazione della monarchia della dinastia Stuart.
Prova ne è che Carlo II, accomunato con il padre Carlo I per la tendenza assolutistica, nel 1672 emana la Dichiarazione di Indulgenza, la quale prevede che i cattolici possano nuovamente ricoprire cariche pubbliche.
La risposta del Parlamento è costituita dall’emanazione di due provvedimenti:
- il primo Test Act (1678), in base al quale i cattolici erano esclusi da tutte le cariche civili e militari;
- il secondo Test Act (1685), in base al quale ai cattolici si vieta di poter ricoprire cariche parlamentari.
Il Parlamento tra whig e tory
Il timore che Giacomo II Stuart potesse subentrare a a Carlo II nel 1685 ed inaugurare una nuova stagione di assolutismo filocattolico si insidia nel Parlamento che si divide in due fazioni:
- I whig7: sono gli esponenti di questo timore e vogliono evitare che Giacomo II diventi re. I whig sono per la
maggior parte protestanti. - I tory8: conservatori e lealisti, approvano la possibile ascesa al trono di Giacomo II.
La fondatezza dei timori dei whig
Giacomo II, nonostante la posizione dei whig, diventa re. Le sue immediate iniziative politiche confermano i timori dei whig. Il sovrano di fa promotore di una seconda Dichiarazione di indulgenza (1687) il cui contenuto, in pratica, abolisce i precedenti Test Act. La proposta di questa nuova Dichiarazione di Indulgenza viene bocciata dal Parlamento e Giacomo II, come Carlo I prima di lui, scioglie il Parlamento.
La Glorious Revolution
Questa decisione scatena l’ira dell’intero Parlamento e i capi tory e whig invitano Guglielmo III D’Orange, lo Statholder olandese e genero protestante di Giacomo II, all’intervento. Guglielmo accetta l’invito e, a capo di un esercito, senza colpo ferire, sbarca in Inghilterra mentre giacomo Giacomo II si dà alla fuga in Irlanda (novembre 1688).
Proprio per l’assenza di conflitti e battaglie, questo avvicendamento ai vertici dell’Inghilterra viene definito dalla storiografia rivoluzione gloriosa o pacifica.
Qualche mese più tardi (febbraio 1689), il parlamentari, offrendogli la corona, presentano a Guglielmo il Bill of Rights, con il quale essi vogliono sigillare la centralità del Parlamento nella vita politica dell’Inghilterra.
La coda sanguinosa della rivoluzione pacifica
Nel 1689, mentre Giacomo II era fuggito in Irlanda, ivi scoppia una ribellione anti-inglese. Giacomo II cerca di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, cercando di battere le truppe di Guglielmo D’Orange, che tuttavia sconfiggono gli irlandesi nel luglio del 1690 a presso il fiume Boynes.
Il rafforzamento del Parlamento inglese tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento
In questa nuova situazione politica favorevole il Parlamento, vara negli anni successivi una serie di provvedimenti:
- 1689 – Toleration Act: viene riconosciuto legittimo il culto protestante da un lato, mentre dall’altro si riaffermano le limitazioni per i sudditi cattolici già contenute nei due Test Act;
- 1694 – Triennal Act9: la durata di ogni legislatura è di tre anni;
- 1695 – Licensing Act: con il quale si limita l’attività censoria in favore della libertà di stampa.
- 1701 – Act of Settlement: si vieta che possa salire al trono un sovrano cattolico, in particolare riferimento a Giacomo Edoardo Stuart, figlio di Giacomo II. Alla morte di Guglielmo III la corona andrà alla consorte Anna Stuart (1702).
- 1707 – Acts of Union: nascita ufficiale della Gran Bretagna, un unico regno costituito da Inghilterra, Galles e Scozia.